×

A 20 anni luce c'è una super Terra che potrebbe (in teoria) avere anche acqua liquida in superficie

La scoperta di un gruppo di ricercatori della Penn State University. Il pianeta si chiama GJ 251c

Fabio Russello

24 Ottobre 2025, 17:15

A 20 anni luce c'è una super Terra che potrebbe (in teoria) avere anche acqua liquida in superficie

Un gruppo di ricercatori della Penn State University ha identificato GJ 251c, una super-Terra rocciosa con una massa pari a circa quattro volte quella del nostro pianeta, in orbita attorno a una nana rossa situata a circa 20 anni luce dalla Terra.

Il mondo alieno si colloca nella cosiddetta “zona abitabile”, la fascia di distanza dalla stella in cui potrebbe esistere acqua liquida in superficie.

Il risultato è frutto dell’analisi di misurazioni raccolte nell’arco di oltre vent’anni da telescopi dislocati in diverse parti del globo. Gli scienziati hanno rilevato lievi oscillazioni della stella ospite, indotte dalla gravità del pianeta in rotazione.

Decisivo è stato l’impiego dell’Habitable-Zone Planet Finder (HPF), uno spettrografo installato all’Osservatorio McDonald, in Texas, progettato per individuare pianeti nella cosiddetta Goldilocks Zone.

GJ 251c compie un’orbita completa in 54 giorni e va ad aggiungersi a un sistema planetario già noto, che comprende GJ 251b, un pianeta che percorre la sua traiettoria a 12,2 milioni di chilometri dalla stella.

Separare il segnale del nuovo pianeta dai fenomeni magnetici e dalla turbolenza stellare ha rappresentato una sfida, superata anche grazie al supporto del telescopio di Kitt Peak, in Arizona.

Resta invece un’incognita la natura dell’atmosfera di GJ 251c. Le tecnologie attuali non consentono di osservarla direttamente, ma i ricercatori confidano nei telescopi di nuova generazione per cercare eventuali tracce di vita o firme atmosferiche.

“Abbiamo fatto una scoperta entusiasmante, ma molto resta da scoprire,” ha dichiarato il co-autore Suvrath Mahadevan, sottolineando che il lavoro futuro sarà incentrato su osservazioni più dettagliate. Lo studio è stato pubblicato su The Astronomical Journal.