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Esodo all'estero, un siciliano su cinque risiede fuori dall'Italia e c'è una vera fuga di laureati

Il dato sconfortante arriva dal XX Rapporto Migrantes: ormai sono più di italiani emigrati che non gli stranieri nel nostro Paese

Fabio Russello

11 Novembre 2025, 11:21

13:49

Esodo all'estero, un siciliano su cinque risiede fuori dall'Italia e c'è una vera fuga di laureati

La Sicilia si conferma la regione italiana con la comunità di residenti all’estero più numerosa, con oltre 844 mila persone iscritte all’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. È il dato più rilevante che emerge dal Rapporto Italiani nel Mondo 2025 della Fondazione Migrantes, presentato a Roma, che fotografa un fenomeno in crescita continua: sono circa 6,5 milioni gli italiani che vivono fuori dai confini nazionali, superando di un milione il numero degli stranieri residenti in Italia.

Secondo i dati aggiornati al 1° gennaio 2025, l’Italia conta 58,9 milioni di abitanti, di cui oltre 5,4 milioni sono stranieri. In questo contesto, quasi il 12% degli italiani vive all’estero, con una tendenza al rialzo costante da oltre vent’anni. Nel dettaglio, quasi metà di chi emigra dal Mezzogiorno è giovane 20–34 anni, spesso in cerca di opportunità formative e lavorative.

La Sicilia, in particolare, registra una significativa fuga di cervelli: tra il 2014 e il 2024 ha perso circa 56 mila giovani laureati, contribuendo al saldo migratorio negativo del Sud Italia, che conta più di mezzo milione di persone in meno a causa di questi spostamenti verso il Centro e il Nord.

Tra il 2014 e il 2024, infatti circa 1,098 milioni di cittadini italiani si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, mentre il flusso inverso, dal Centro-Nord verso il Mezzogiorno, ha coinvolto poco più di 587 mila persone. Di conseguenza, il saldo migratorio interno del Mezzogiorno risulta negativo, con una perdita netta di 511 mila unità.

La maggior parte di questi spostamenti riguarda i giovani: quasi la metà (48,5%) ha un’età compresa tra i 20 e i 34 anni. Importante è anche la quota delle persone tra i 35 e i 49 anni (21,8%), mentre il 13,4% è rappresentato da cittadini sotto i 20 anni, presumibilmente in movimento con le loro famiglie.

Dal 2014 al 2024, in media, su 5 giovani di 20-34 anni emigrati dal Mezzogiorno al Centro-Nord, circa due erano in possesso della laurea al momento del trasferimento (43,0%), altri due del diploma di scuola secondaria superiore (42,5%) e meno di uno su 5 (14,5%) possedeva la licenza media. La perdita di giovani laureati nel periodo 2014-2024 riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno. La Campania, con un saldo migratorio interregionale per i giovani laureati pari a -65 mila, ha registrato la perdita netta più elevata, seguita dalla Sicilia (-56 mila). All’opposto, tutte le regioni del Centro-Nord hanno sperimentato, nello stesso periodo, un guadagno netto di giovani qualificati. Per Lombardia ed Emilia-Romagna, il guadagno è stato pari a, rispettivamente, 111 mila e 54 mila giovani laureati.

Le destinazioni privilegiate degli italiani all’estero rimangono l’Europa, con oltre il 53% degli iscritti all’AIRE, e l’America, principalmente Argentina e Germania, che ospitano le due comunità più numerose nel mondo.

Il rapporto mette in luce anche un fenomeno interessante legato al genere: la presenza femminile tra i residenti all’estero cresce più rapidamente rispetto a quella maschile, con un aumento del 115,9% delle donne iscritte dal 2006.

Questi numeri raccontano non solo una mobilità che coinvolge sempre più italiani, ma anche una questione centrale per il futuro demografico ed economico del Paese, con la Sicilia che si conferma al centro di questo complesso fenomeno migratorio.

LA UIL. «I dati del rapporto “Italiani nel Mondo 2025” della Fondazione Migrantes confermano, purtroppo, ciò che da anni denunciamo come sindacato: la Sicilia continua a perdere le sue migliori energie. Oltre 56 mila giovani laureati siciliani, tra il 2014 e il 2024, sono andati via in cerca di opportunità che la loro terra non ha saputo garantire. È una ferita profonda che mina il futuro di questa regione e dell’intero Mezzogiorno».

Lo afferma Luisella Lionti, segretaria della Uil Sicilia che aggiunge: «Serve un cambio di rotta strutturale. Non bastano più annunci o slogan ma investimenti veri in lavoro stabile e di qualità, politiche industriali capaci di attrarre innovazione, incentivi alla ricerca e alla formazione, e soprattutto un piano straordinario per l’occupazione giovanile nel Sud. La Sicilia - continua la Lionti - ha tutte le potenzialità per invertire questa tendenza ma ha bisogno di una strategia condivisa tra istituzioni, imprese e mondo del lavoro. La Uil Sicilia continuerà a chiedere con forza che le risorse del Pnrr e dei fondi europei non restino sulla carta ma diventino strumenti concreti per trattenere e valorizzare i giovani. Non possiamo rassegnarci a una terra che cresce solo per l’assenza dei suoi figli. Dobbiamo restituire ai nostri giovani la speranza di costruire nella loro isola il proprio futuro».