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Lutto nel tennis

Nicola Pietrangeli, da Parigi alla Coppa Davis l'addio al re della terra rossa

Scomparso l'ultimo grande del tennis italiano: il Foro Italico sempre nel cuore

Redazione La Sicilia

01 Dicembre 2025, 15:05

15:32

Nicola Pietrangeli, da Parigi alla Coppa Davis l'addio al re della terra rossa

Resterà per sempre il primo italiano ad aver vinto un titolo slam, a Parigi, nel 1959. Successo che doppiò l’anno dopo. Ed il capitano della squadra che nel 1976 tornò dal Cile con la Coppa Davis, anche quella una prima volta. Nicola Pietrangeli se n'è andato a 92 anni e con lui si chiude una pagina storica del tennis in bianco e nero. I capelli precocemente brizzolati, gli occhi di un azzurro limpido come la sua classe, il sorriso sornione, la fama di tombeur de femme. È la foto senza tempo di Nicola, una sorte di Dorian Gray dello sport italiano. Solo lui e Gianni Clerici sono entrati nella International Tennis Hall of Fame. Prima di andarsene ha fatto in tempo a vedere all’opera Jannik Sinner, il suo più degno erede, alla guida di una schiera di giovani tennisti. Ed a indirizzargli qualche frecciata, come in occasione del «nò alla Davis».

Alla soglia degli 80 anni aveva espresso il desiderio, frutto della proverbiale autoironia, che le sue ceneri fossero sparse sulla terra rossa del campo a lui dedicato in vita, il centrale del Foro Italico. «C'è il parcheggio, se piove ci si ripara nel sottopassaggio che porta agli altri campi e il funerale si rinvia al giorno dopo. Non voglio disturbare», scherzava. E, almeno in parte, sarà esaudito: l’ultimo saluto avverrà su quel campo all’interno del Foro Italico. La camera ardente si aprirà mercoledì 3 dicembre, dalle 9 alle 12. I funerali lo stesso giorno, alle 15, nella Chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio.

A luglio aveva dovuto affrontare la straziante morte del figlio Giorgio, spentosi per un male incurabile. Pietrangeli aveva ricevuto la notizia mentre era ricoverato al policlinico "Gemelli" di Roma per accertamenti. «Sto male. Sono lucido, però mi sento stanco e debole. Non bisognerebbe mai sopravvivere ai propri figli» - aveva detto. «Cerco di ricacciare indietro il pensiero di Giorgio, ma mi torna sempre in mente».

La terra rossa era il suo territorio, dove sfoderare un tennis morbido arricchito da un bel rovescio e i colpi di voleé. Era il segno di classe in uno sport che non aveva ancora inventato il colpo a due mani né la fisicità, e che si vestiva solo di bianco. Pietrangeli però vantava una gran tenuta atletica sin da allora, e chi stilava le classifiche internazionali prima dell’era Open lo accreditò del terzo posto mondiale per ben tre anni, tra il ’59 e il ’61.

Cinquanta le sue partite al Foro, ma il suo record mondiale è quello dei match in Coppa Davis: 164, con 78 successi in singolo e 42 in doppio (con Orlando Sirola è stato per anni una delle coppie ormai entrate nella leggenda). La sua fama, più che ai due Internazionali d’Italia vinti (nel 1957 e nel 1961), è legata ai due successi al Roland Garros. La seconda vittoria a Parigi, insieme a quella in Davis nel 1976, «sono stati i due momenti indimenticabili della mia vita». A Parigi arrivò in finale altre due volte, nel 1961 e nel 1964, a Roma anche nel 1958 e nel 1966. Pure sull'erba di Wimbledon i suoi risultati sono stati, fino all’avvento di Sinner, i migliori tra i giocatori italiani: 18 partecipazioni con una semifinale disputata nel 1960, quando fu sconfitto da Rod Laver. Nell’Australian Open raggiunse i quarti nel 1957. Fu campione italiano consecutivamente dal 1955 al 1960. Dieci anni dopo, agli Assoluti di Bologna, la sconfitta contro Adriano Panatta era stato un passaggio di consegne. E proprio ad Adriano lo legava un rapporto di odio-amore, fatto di polemiche e riappacificazioni.

Nella vita privata, quattro grandi amori. Dalla moglie Susanna Artero, madre dei suoi tre figli, conosciuta a 21 anni, a Licia Colò. Una relazione matura, condotta tra il 1987 e il 1994. Lei 25 anni, lui 54. «Pensavo sarebbe stata la storia definitiva» confessò quando la relazione era ormai finita. Da allora, si era ritagliato il ruolo di padre nobile del tennis azzurro. Una bella rivincita per Nicola Chirinsky Pietrangeli, nato a Tunisi nel ’33 da padre italiano e madre profuga russa. Arrivato presto nella Capitale, i ragazzi lo chiamavano 'Er Francià perché parlava francese, ma poi scelse di restare romano e italiano, costruendo il suo mito che lo ha portato a recitare con Virna Lisi e Peter Ustinov, a condurre una Domenica Sportiva. «Non ho rimorsi, rimpianti sì», era il suo motto.