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Mare pulito

Via libera ai rilievi e al recupero delle munizioni nella riserva di Punta Bianca

L’Esercito avvia le operazioni di verifica dei fondali e dell’eventuale bonifica

Lorenzo Rosso

13 Ottobre 2025, 09:09

Via libera ai rilievi e al recupero delle munizioni nella riserva di Punta Bianca

La società agrigentina Geonautics, specializzata in rilievi marini, geofisici e idrografici, ha ricevuto dall’Esercito italiano, Comando brigata meccanizzata “Aosta”, un incarico di 90 giorni, per effettuare rilievi nel mare della Riserva naturale di Punta Bianca. Proprio questa Brigata da molti anni effettua esercitazioni a mare, nel poligono di tiro di contrada Drasy. Ma le esercitazioni nel poligono avrebbero causato, secondo gli ambientalisti, notevoli danni, tra cui l’inquinamento da munizioni e il cedimento di porzioni di falesia che sarebbe da attribuire alle vibrazioni delle esplosioni oltre ai danni causati, dai mezzi pesanti, alla strada sterrata che conduce al sito. Così l’impresa Geonautics, già autorizzata dalla Capitaneria di Porto Empedocle, inizierà le indagini di ricerca e di identificazione di munizionamento impiegato durante le esercitazioni di tiro, sul tratto di mare di Punta bianca, mediante l'impiego del mezzo “Neptune 1”. L’Esercito oltre a monitorare i fondali marini per accertarsi dell’effettivo stato, mira al recupero dei residui sparati dai mezzi pesanti.

«Da 67 anni, dalla zona del poligono di Drasy, i militari sparano verso il mare - spiega Claudio Lombardo, rappresentante dell’associazione “Mare amico” - e tale operazione provoca il deposito di ogive e materiale pericoloso, che inevitabilmente causa l'inquinamento del mare. Tale pericolosa situazione era già stata denunciata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull'uranio impoverito, venuta ad Agrigento nell'aprile del 2017. Oggi “Mare amico” accoglie con soddisfazione questo progetto di ricerca delle ogive a mare, perché da più di dieci anni si batte per controllare il mare antistante il poligono. Ricordo che nel 2017, al termine delle ispezioni, il presidente della Commissione, Gian Piero Scanu, dichiarò che era importantissimo andare a scoprire cosa giaceva sul fondo del mare, dopo oltre mezzo secolo di esercitazioni militari. E’ arrivato quel momento».