LA CRISI IDRICA INFINITA
Nella piana di Catania produzione di carciofi decimata. «L'acqua c'è, ma condotte colabrodo. Serve un piano Marshall»
In trent'anni solo a Ramacca, territorio votato alla produzione dei carciofi, si è passati da mille ettari coltivati a meno di quaranta. È una lenta eutanasia. In cui la mancanza di piogge non è il principale imputato

Fine settembre. Ramacca, contrada Cugno. Una fontana di acqua fuoriesce da un grosso tubo e si perde nelle campagne della piana di Catania. Va così da un mese. «Almeno da Ferragosto», precisa il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta, pure lui produttore agricolo. Che non ci sta ad assistere a questo scempio. Pochi giorni dopo partono i cantieri e almeno in quel punto la toppa viene messa. «Ma è uno stillicidio continuo - sottolinea il primo cittadino - l'anno scorso l'acqua non c'era per la siccità, quest'anno l'acqua c'è, ma a molti agricoltori della zona non ne è arrivata nemmeno una goccia. Colpa delle maledette condotte colabrodo e del Consorzio di bonifica della Sicilia orientale che le gestisce». A farne le spese sono le produzioni agricole: quelle orticole ormai azzerate da alcuni anni. Ma anche anguria, meloni, arance. E soprattutto i carciofi, per decenni vero oro verde di questo pezzo di Sicilia interna.
Mineo, Ramacca, Caltagirone. Economie per lo più agricole. Per qualche anno il Centro richiedenti asilo di Mineo ha dato lavoro a migliaia di persone. Una boccata d'ossigeno su cui qualcuno ha anche costruito carriere politiche. Ormai chiuso dal 2019, del mega centro rimane una scia di processi per appalti e clientele. Qui adesso il settore economico principale è rimasta l'agricoltura. «Il nostro problema principale è l'acqua. Eppure - ricorda Nino Privitera, da 50 anni produttore di carciofi - nel 2021 i Consorzi di bonifica sono stati capaci di farsi bocciare tutti i 31 progetti presentati per i finanziamenti del Pnrr. Molti di questi servivano a rifare le condotte. E ora eccoci, qua. Io sto chiudendo l'attività. Ho 70 anni e mai avrei pensato di ridurmi così. È un disastro». L'azienda agricola di Privitera è grande 11 ettari. Fino a quattro anni fa, con la produzione di carciofi, tirava su tra i 180mila e i 200mila euro di fatturato annuo. Un'azienda medio piccola. Ma florida. «Oggi zero, se mi serve qualche carciofo lo compro. Moltissimi sono nella mia stessa condizione. Pensi che per la siccità dell'anno scorso abbiamo avuto 100 euro a ettaro di indennizzo. Quindi mille euro per 10mila ettari. Come dovrei andare avanti?».
Alcuni dei 31 progetti bocciati dal governo nel 2021 perché incompleti o inadeguati, sono stati recuperati e dirottati su altre fonti di finanziamento. L'ex consorzio di bonifica 7 di Caltagirone, ad esempio, competente per il territorio di cui parliamo, ha ottenuto 50 milioni dai fondi strutturali. Stando ai dati forniti dall'ente, circa la metà è già in fase di aggiudicazione di appalto o sono già iniziati i lavori. Qualcosa si muove, ma non basta per i 450 chilometri a cui soltanto l'ex consorzio di Caltagirone deve provvedere, dopo decenni di abbandono. Proprio in territorio di Ramacca, dove per un mese il sindaco di Mineo ha assistito alla perdita di milioni di litri di acqua, è stato avviato ad esempio un cantiere per realizzare 4,5 chilometri di condotta ex novo che dovrebbe essere pronta nel 2026.
«Quello che forse non è chiaro è che in provincia di Catania serve un piano Marshall - tuona il sindaco Mistretta, di Fratelli d'Italia - chi fa manutenzione tappa i buchi come in uno scolapasta». Il pensiero va anche allo scenario del prossimo anno, quando alle due fonti di approvvigionamento attuali, le dighe Pozzillo e Ogliastro, potrebbe finalmente aggiungersi anche la diga Pietrarossa, eterna incompiuta dove sono in corso lavori per 80 milioni di euro con fine prevista a metà 2026. «L'acqua di Pietrarossa dovrebbe finire in queste stesse condotte colabrodo - lancia l'allarme Mistretta - Bisogna fermarsi, prendere atto che la gestione dell'acqua in Sicilia è da rifare e programmare. Perché - conclude - il fallimento delle politiche agricole sta segnando la morte degli agricoltori».