Le indagini
Il vuoto di potere in via Capo Passero dopo l'arresto di uno dei "signorotti" dello spaccio
Sullo sfondo le pistolettate di giovedì sera contro un garage al civico 122. Da una bagarre personale un chiaro avvertimento ad altri nomi di peso del traffico di droga.

Hanno crivellato di almeno 20 colpi il garage del civico 122. Un numero non a caso in via Capo Passero: perché rappresenta una sorta di “intermezzo” alle abitazioni di nomi che fanno la differenza nel fortino della droga di Catania.
Fortino che da qualche giorno è senza uno dei suoi “capi” più noti. Non dimentichiamo che Andrea Calabretta è stato arrestato per violazione della sorveglianza speciale poche ore prima che da Roma arrivasse il verdetto della Cassazione che faceva diventare irrevocabile la sentenza di condanna per droga.
I carabinieri stanno indagando sulle pistolettate di giovedì scorso. Pare che qualche sparo in aria, la stessa sera, sia stato esploso anche al civico 136. Ma la prova muscolare aveva un obiettivo preciso.
Ed era quello di far sentire che l'assenza di Andrea Calabretta è solo fisica, ma non “nei fatti”.
In realtà non è così: un vuoto di potere è stato creato e, chi è fuori o ai domiciliari, ne ha già approfittato per allargare i confini del proprio orticello dello spaccio. Gli equilibri sono delicati. Anzi delicatissimi. Dietro le pistolettate ci sarebbe stata una bagarre più personale che criminale, ma purtroppo da queste parti la matrice è un dettaglio. Perché poi, tutto, è misurato sulla capacità di calpestare o meno gli affari illeciti dell'altro.
Ci sarebbe stato un antefatto collegato agli spari contro la saracinesca del box. Una discussione accesa forse per un pagamento non ancora saldato. Non si è ancora capito se legato alla vendita di qualche dose. Sarebbero volate parole di troppo. E poi qualche schiaffo che hanno fatto infuriare il destinatario che avrebbe chiesto un gesto dimostrativo forte e plateale. Un affronto che – considerando chi “rappresenta” in via Capo Passero – non poteva passare in cavalleria. Gli spari, almeno 20, sarebbero stati l'avvertimento. Un metodo ormai rodato nell'estate appena passata. Un metodo che serve a fare “sgrusciu” e a mostrare la potenza di fuoco. Ma usare le armi può diventare pericoloso. Pericolosissimo. L'eco di quanto accaduto a Palermo non possiamo far finta di non ascoltarlo.