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l'audizione

Braccialetti elettronici, allarmi in aumento del 600%: criticità e proposte in Commissione femminicidio

Sovraccarico delle sale operative, ritardi nelle attivazioni, limiti tecnici e l'istituzione di un'area di preallerta

Laura Mendola

29 Ottobre 2025, 12:41

scarpe rosse violenza

Un’impennata del 600% nel numero di allarmi legati ai braccialetti elettronici è stata registrata tra novembre 2023 e novembre 2024. A lanciare l’allarme è Francesca Fava, direttrice del Servizio Controllo del Territorio del Dipartimento della Polizia di Stato, durante un’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Dei 69 tipi di allarme che giungono alle sale operative, ben 28 sono riconducibili a casi di antistalking.

Il braccialetto elettronico, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2001, è uno strumento di monitoraggio utilizzato per arresti domiciliari, misure cautelari di divieto di avvicinamento e sorveglianza speciale in materia di violenza. Tuttavia, solo negli ultimi anni il suo impiego è aumentato in modo significativo, soprattutto in seguito all’adozione di nuove normative contro la violenza sulle donne.

Secondo Fava, l’incremento delle applicazioni ha generato una serie di criticità operative. Tra queste, ritardi nell’attuazione dei provvedimenti giudiziari, sovraccarico di allarmi nelle sale operative e difficoltà da parte del gestore tecnico – Fastweb – nel rispettare il limite contrattuale di 1200 dispositivi installabili al mese. «In alcuni mesi – ha spiegato – raggiunto il tetto massimo, le forniture venivano sospese e rinviate, causando accumuli e ritardi. Oggi Fastweb riesce a garantire 1500 dispositivi, ma resta un problema strutturale da affrontare».

Per far fronte all’eccesso di segnalazioni, il gruppo tecnico interforze – di cui Fava è componente – ha introdotto una nuova categorizzazione degli allarmi, distinguendo tra livelli di priorità: alta per il tasto SOS attivato dalla vittima, media e bassa per altri tipi di segnalazioni. L’obiettivo è alleggerire il carico delle sale operative senza compromettere la sicurezza delle persone monitorate.

Un altro nodo critico è rappresentato dalla copertura di rete insufficiente in alcune aree del Paese, che può compromettere l’efficacia del monitoraggio. Inoltre, Fava ha sottolineato la necessità di distinguere tra allarmi tecnici – come la batteria scarica del dispositivo – e quelli che rappresentano un pericolo reale. «Questi segnali dovrebbero essere gestiti da una sala operativa del gestore, non dalle forze di polizia», ha affermato.

Infine, la dirigente ha proposto l’introduzione di un’“area di preallerta”, già prevista in altri Paesi, che consenta alle forze dell’ordine di essere avvisate in caso di rischio imminente senza allarmare la vittima. Una misura che potrebbe contribuire a garantire una maggiore distanza di sicurezza e una risposta più tempestiva.