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Tributi, la difesa dei dirigenti; «Discriminazioni contro di noi»

Procedimento disciplinare, risposta alla nota di contestazione del dg Ceglia

Salvatore Ferro

19 Novembre 2025, 15:57

Comune di Palermo

La difesa dei dirigenti sul caso tributi

No, tu no. L’accusa, anzi la difesa, è: favoritismi per i dirigenti di nomina fiduciaria nell’avvio delle azioni disciplinari, a dispetto dell’obbligatorietà di legge del procedimento, a parità di condizioni. Rivelando, secondo la linea di difesa, un “animus discriminatorio”.

Emergono i primi fuochi di rimando all’avvio del procedimento disciplinare, dopo che la sostanziosa memoria difensiva è stata presentata lunedì dalla capo area dei Tributi Maria Mandalà e dal responsabile del servizio Tari, Fabrizio La Malfa.

Nel “j’accuse” del direttore generale Eugenio Ceglia sull’onda “sanguinosa” del conflitto sui tributi seguito alla polemica per l’adozione dei criteri di progressione verticale, non c’è la terza dirigente firmataria della nota contestata dalla direzione generale. Cioè l’avvocato Marilena Sireci, professionista di nomina fiduciaria in ambito contenzioso tributario.

Insomma, sarebbe innanzitutto, come capita in tutti i processi, una questione di titolo giuridico e legittimazione. Solo che stavolta si tratta della legittimazione “passiva” a subirlo, il procedimento disciplinare. E del dovere, d’altra parte, di assicurare pari trattamento a parità di condizioni.

Quella nota del 19 settembre tirata in causa da Ceglia, Sireci la co-firmò. Il documento rilevava il sistematico svolgimento di mansioni superiori da parte di moltissimi dipendenti nella pattuglia dei 91 “ribelli” ai criteri di progressione da loro considerati penalizzanti. I collaboratori decisero di attenersi da allora in poi al mansionario ufficiale, con l’effetto di abbassare il numero delle pratiche esitate al punto da indurre in seguito all’altro grande pomo di discordia: le previsioni in calo delle entrate tributarie.

Della famigerata nota - argomentava Ceglia nell’atto di avvio - «va censurato il sistematico e reiterato riferimento ad una pratica indiscriminata, stabile e fisiologica dell’istituto delle mansioni superiori, poi ulteriormente confermata dalla nota di protesta del personale, anch’esso riportato negli articoli di stampa».

Il dg aveva aggiunto: «A prescindere dalla natura “spontanea” dell’esecuzione delle mansioni superiori (comunque nota alle dirigenze interessate, come dalle stesse affermato), è indubbio che il ricorso alle mansioni superiori come strumento organizzativo ordinario espone l’amministrazione comunale al gravissimo rischio di contenzioso per il relativo riconoscimento economico, con ulteriore pregiudizio non solo agli equilibri di bilancio, ma anche all’immagine ed alla reputazione dell’Ente».

Da una parte, i dirigenti che affermano che senza lo svolgimento (annoso) delle mansioni superiori, noto non solo ai dirigenti d’area, l’amministrazione non avrebbe potuto fregiarsi degli ottimi risultati sulla riscossione registrati negli ultimi anni; dall’altra, Ceglia che avverte del rischio contenzioso ed evoca per la seconda volta dopo la richiesta di relazione con termine di 72 ore seguita all’invio delle previsioni tributarie, il danno d’immagine.

Un paio di giorni fa, il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile ha inviato la trentesima Relazione sull’andamento dell’amministrazione, confermando il trend positivo delle entrate tributarie, con 1,173 milioni di utili Tari e 1,347 di Imu in più nei primi dieci mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024.

La commissione adesso ha 120 giorni per i torti e le ragioni.