La sentenza
«Fatto non sussiste»: nessun colpevole per la morte dell'operaio Antonino Tomasello
Undici anni dopo la tragedia, la corte d'Appello assolve tutti gli imputati. Era il secondo Appello dopo il rinvio della Cassazione.
Tribunale di Messina
Nessun colpevole per la morte dell’operaio di Messinambiente, rimasto ucciso da un incidente mentre era a bordo di una spazzatrice, undici anni fa. Questa è l’ultima sentenza sulla morte di Antonino Tomasello. Perché il “fatto non sussiste”: con questa formula la corte d’Appello di Messina ha scagionato tutti gli imputati.
Tomasello, nel luglio del 2014, rimase intrappolato tra le lamiere della sua spazzatrice che si era riversata sul torrente Pace. Da allora, la sua morte ha attraversato aule di tribunale, perizie, interrogativi rimasti sospesi. Quella di ieri era la seconda sentenza di Appello, la Cassazione aveva infatti annullato la sentenza del 2021, con rinvio alla corte d’Appello. Ieri, dunque, la giustizia ha scritto una nuova sentenza assolvendo gli otto imputati accusati di omicidio colposo per non avere garantito la sicurezza del mezzo di lavoro.
Il collegio presieduto dal giudice Bruno Sagone ha scelto una direzione opposta rispetto alla sentenza del 2019, che aveva inflitto otto mesi di condanna all’ex commissario Armando Di Maria, al dirigente Claudio Sindoni i responsabili dei servizi Pietro Arrigo, Cesare Sindoni, Roberto Lisi e Natale Cucè e il direttore tecnico Antonino Miloro.
Durante il dibattimento la difesa ha sostenuto che non ci sono prove che non si sia stata garantita la sicurezza e che il mezzo potrebbe aver perso aderenza per un fattore imprevedibile, o per una manovra dello Tomasello stesso. Undici anni fa la spazzatrice si era ribaltata lungo la pista di servizio del torrente asciutto, Tomasello aveva provato inutilmente a sterzare. Le indagini avevano escluso il malore: Antonino è morto per le ferite riportate in quel capovolgimento.
Dalle indagini era anche emerso che il mezzo, sebbene appena revisionato, fosse già sulla lista dei veicoli da rottamare, giudicato inadeguato da tempo. Un dettaglio che non ha convinto la Corte. Una vittoria per i difensori Pietro Venuti, Alberto Gullino, Giuseppe Carrabba, Alberto Gullino, Gianluca Currò, Carmelo Scillìa e Pietro Venuti.