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LA CASSAZIONE

Processo Open Arms, definitiva l'assoluzione di Matteo Salvini: «Difendere i confini non è reato»

I supremi giudici hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo dopo l’assoluzione di primo grado

Alfredo Zermo

17 Dicembre 2025, 18:41

19:28

Processo Open Arms, definitiva l'assoluzione di Matteo Salvini: «Difendere i confini non è reato»

E’ definitiva l’assoluzione per il vicepremier Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Cassazione che hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo dopo l’assoluzione di primo grado. 

«Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato», è stata la prima reazione di Salvini su X, dove il vicepremier e ministro ha commentato la sentenza.

L'avvocato

«Il termine soddisfazione esprime quello che sento in questo momento - è stato invece il primo commento dell’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Matteo Salvini -. Si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare e questa soluzione di carattere definitivo evidenzia quello che ho sostenuto in aula: era totalmente fuori dal mondo il ricorso della Procura, ma cio che ci interessa è la correttezza dell’operato di Salvini».

Il ricorso respinto

La Procura di Palermo aveva presentato ricorso "per saltum" direttamente in Cassazione non tanto per la ricostruzione dei fatti contestati a Salvini, tutti riconosciuti dal tribunale che l'ha scagionato, ma per il ragionamento giuridico sostenuto dal collegio che, interpretando erroneamente leggi e convenzioni internazionali, per i pm, ha negato che in capo all'Italia gravasse l'onere di assegnare alla nave della ong spagnola il porto sicuro (Pos). Un assunto che si basava su una sbagliata lettura delle norme, a dire della Procura, che ha fatto venir meno prima il reato di rifiuto di atti d'ufficio, poi, a cascata, quello di sequestro di persona. La questione, dunque, sarebbe tutta di diritto, per cui una valutazione nel merito, fatta in appello, sarebbe superflua. Da qui l'impugnazione davanti agli Ermellini che ora hanno definitivamente assolto Salvini.   

Nel ricorso i pm sostenevano dunque che l'assoluzione sarebbe stata viziata da violazioni di leggi. «Il Tribunale di Palermo, - si legge nell'impugnazione - ha accolto pienamente le prospettazioni del Pubblico Ministero sulla complessiva ricostruzione dei fatti, divergendo dalla tesi accusatoria solo con riguardo all'individuazione e interpretazione della normativa applicabile alla fattispecie». Nell'impugnazione i pm citavano poi la decisione delle Sezioni Unite Civili della Cassazione del 18 febbraio 2025 che ha condannato il ministero dell'Interno per un caso analogo, quello della nave Diciotti, a cui pure fu negato lo sbarco. Anche allora, a causa del mancato rilascio del Pos che il ministero dell'Interno riteneva dovuto da altri Stati, l'imbarcazione rimase in acque territoriali, nei pressi di Catania, e i naufraghi non poterono raggiungere, per più giorni, la terraferma.

«Nella pronuncia - scrisse la Procura nel ricordo - si è sostanzialmente affermato che il negato sbarco, lungi dall'essere giustificabile alla luce delle procedure previste in tema di search and rescuе, non solo si pone in contrasto con la chiara normativa internazionale sul soccorso in mare che, comunque, si fonda sul generale e cogente obbligo di soccorso e sul dovere di collaborazione solidarietà tra Stati, ma soprattutto viola l'art. 13 della Costituzione e le altre norme sovranazionali che tutelano il medesimo bene giuridico». «Di conseguenza, si è affermato - continuano - che i migranti subirono indubbiamente un'arbitraria privazione della libertà personale e che, anzi, la decisione di merito, che non si era confrontata con tali disposizioni di rango superiore, doveva ritenersi priva di una vera e propria motivazione».