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Luigi Tabita: «Informazione e cultura armi contro il pregiudizio»

L’attore debutterà in una commedia brillante: “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde

04 Ottobre 2025, 19:17

Luigi Tabita: «Informazione e cultura armi contro il pregiudizio»

Dalla direzione del Giacinto Festival alla scena teatrale, il messaggio che Luigi Tabita vuole portare avanti è chiaro: informazione e la cultura sono armi contro pregiudizi e violenza. Tra battaglie per i diritti LGBT+, progetti nelle scuole e spettacoli che interrogano identità e memoria, l’attore siracusano si racconta in questo percorso che unisce impegno civile e creatività artistica.

È appena andata in archivio l’11ma edizione di Giacinto Festival, qual è il bilancio?

«Abbiamo percepito con forza quanto l’informazione sia un antidoto contro la paura e i pregiudizi. Ma accanto all’informazione, si è rivelata fondamentale la memoria: ricordare le battaglie passate, i diritti conquistati, le vite che hanno aperto la strada. In un’epoca in cui diritti consolidati sono nuovamente messi in discussione, diventa urgente restare vigili, consapevoli, presenti. Il tema, gli ospiti, i dibattiti: tutto ha confermato che non possiamo permetterci passi indietro. Il Festival ha lasciato un messaggio forte: nessuna lotta è conclusa, e la testimonianza civile resta centrale. Il pubblico ha risposto con attenzione, emozione e partecipazione: questo dimostra che c’è fame di cultura che interroga e informa, ma soprattutto che una parte della società è pronta a difendere i diritti acquisiti, che non sono mai scontati».

A che punto siamo, oggi, nella lotta per i diritti LGBT+?

«Siamo in un momento cruciale. Ci sono stati passi avanti importanti ma si registrano ancora episodi di violenza omofoba, specie tra i giovani. È evidente che manca ancora una legge contro l’omobitransfobia. Inoltre, il contesto politico e sociale alimenta paure e arretramenti pericolosi. Per questo Giacinto non è solo un evento estivo: il lavoro prosegue tutto l’anno, con progetti nelle scuole, collaborazioni con associazioni, attività formative. Informare vuol dire prevenire la violenza, smantellare stereotipi, creare empatia. Sensibilizzare significa portare il rispetto dei diritti nella vita quotidiana, nel linguaggio, nelle scelte politiche e culturali».

Parallelamente, prosegue anche la sua direzione artistica del Mythos Troina Festival. Com’è andata l’ultima edizione?

«La V edizione è stata molto positiva, sia a livello artistico sia di pubblico. Abbiamo portato spettacoli di qualità, con nomi come Laura Morante, Veronica Pivetti, e dato spazio a giovani artisti attraverso i “MythosLab” e gli “Assoli”, affrontando temi cruciali come identità, esilio, migrazione. Un traguardo importante è stato il riconoscimento ufficiale del ministero della Cultura: il festival è stato inserito tra i “Festival di Teatro” per il triennio 2025-2027. La formula del Mythos, che unisce mito e contemporaneità, funziona: ci permette di essere non solo spettatori, ma promotori di riflessione e cambiamento».

Il 2025 è stato anche un anno importante come interprete.

«E’ stato un anno molto intenso. Ho lavorato e studiato molto, e ho ricevuto riconoscimenti importanti, come il Premio Domenico Danzuso. Inoltre, è stata confermata la mia direzione artistica e organizzativa del Mythos Troina Festival fino al 2027: una grande sfida, ma anche un’occasione per mettere a frutto tutto quello che ho imparato finora. A teatro, sono stato in tournée con Appuntamento a Londra di Mario Vargas Llosa, per la regia di Carlo Sciaccaluga. È uno spettacolo che affronta temi forti come identità di genere, verità e omofobia interiorizzata, temi che il teatro ha il dovere di continuare a raccontare. La mole di impegni è grande, ma sento di camminare su una strada che riconosco come mia».

Progetti per il futuro?

«A breve debutterò in una commedia brillante e irriverente: L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, con la straordinaria Lucia Poli. Saremo in tournée in tutta Italia fino a Natale. Da febbraio, invece, sarò impegnato con Il dubbio, per la regia di Andrea Chiodi. Un testo intenso che affronta anche il delicato tema della pedofilia nella Chiesa, ne fecero un film di grande impatto qualche anno fa con Meryl Streep. Sarà una stagione ricca, sfidante, proprio come piace a me».