Agrigento capitale della cultura
"Luminous Strays": attraversando luce, assenza e molteplicità
Al centro dell’installazione di Efi Spyrou c’è il suo coinvolgimento personale con i luoghi, i reperti, le storie, i personaggi dell’antica Akragas

Luce e oscurità, giorno e notte, vita e morte. Nel libro 15 delle Metamorfosi, Ovidio affida a Pitagora la visione di un cosmo in incessante mutamento: "Vedi come le notti si distendono verso il giorno e come la luce abbagliante succede all’oscurità della notte. Il cielo ha un colore diverso quando tutte le cose stanche riposano a mezzanotte" (15.186-98).
In questo orizzonte simbolico, chiarore e tenebra non si affrontano come forze nemiche, ma si compenetrano in un moto continuo. Su questa soglia tra visibile e occulto si colloca Luminous Strays, installazione immersiva di Efi Spyrou allestita fino al 10 novembre all’ex Conventino Chiaramontano di Agrigento, tra i progetti di punta di Agrigento Capitale Italiana della Cultura.
In uno spazio raccolto, dal piglio quasi sacrale, i sette teli intrecciati e sospesi dell’artista cipriota danno corpo a un abbraccio tra identità ed estraniamento, rivelazione e velatura. Le superfici, ottenute con tessuto nero e nastro ad alta riflettenza — lo stesso impiegato lungo le autostrade per delimitare aree e percorsi — richiamano tanto le tecniche tessili tradizionali quanto la grana digitale dell’immagine.
Appena percettibili a un primo sguardo, le trame si “accendono” quando un lampo di flash, l’occhio di una fotocamera o un fascio luminoso le investe: allora paiono animarsi, quasi “parlare” allo spettatore. Dal bagliore affiorano creature, emblemi e figure che sfuggono a contorni definitivi, presenze liminali, sul confine del riconoscibile. È un invito silenzioso a interrogare ciò che vediamo, le modalità della visione e le ragioni che la sottendono.
Al centro del progetto c’è il legame personale di Spyrou con i luoghi, i reperti, le storie e i personaggi dell’antica Akragas, intrecciati al più ampio folklore siciliano: un paesaggio mentale scolpito da miti arcaici, simbolismi naturali e memorie rituali. Nei mesi precedenti la mostra, l’artista ha eletto Agrigento a crocevia di dialoghi e stratificazioni: greci, romani, bizantini, arabi e normanni vi hanno lasciato un’impronta duratura. Oggi la città si propone come emblema di incontro, capace di accogliere realtà multiple, ibride e spesso celate.