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Centro direzionale Cibali

La storia della grotta Lucenti: là dove si estraeva la “rena rossa” potrebbe essere realizzato un parco minerario

Oltre a essere un'area naturalistica di grande pregio, ettari di terreno ancora verdi nel cuore della città di Catania, gli Orti della Susanna custodiscono anche un tesoro sotterraneo

Paolo Di Grazia

12 Novembre 2025, 06:30

La storia della grotta Lucenti: là dove si estraeva la “rena rossa” potrebbe essere realizzato un parco minerario

Negli orti di via Della Susanna, area naturalistica, per la quale lo scorso mese di luglio è stato pubblicato nell’albo pretorio del Comune il verbale della proposta della Commissione della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania che sottopone l’area a vincolo di tutela di livello 3, non è presente solo una ricca vegetazione di molte specie e una fauna selvatica con passaggi di predatori, greppi e poiane, o i muretti a secco, proclamati dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ma anche la grotta Lucenti. Si tratta di una cavità antropica, dove un tempo veniva estratta la “rena rossa”.

Questo materiale, prodotto dalle colate laviche dell’Etna che, attraverso il rilascio di masse di lava ad altissima temperatura ha provocato la cosiddetta “cottura” di terreni agricoli e argillosi su cui la lava scorreva, è stato parecchio utilizzato sino alle metà del Novecento, in edilizia e in modo particolare negli impasti di intonaci esterni. Non a caso le costruzioni etnee sono state caratterizzate da questi composti a base di rena rossa, sino a quando furono sostituiti dalle malte cementizie, ancora in uso. Una sostituzione dovuta al fatto che questa estrazione era parecchio difficoltosa e laboriosa, molto difficile da gestire. Ciò perché era caratterizzata dalla costruzione di passaggi sotterranei ripidi e pericolosi, realizzati a serpentina, sino a raggiungere il fondo della colata. Lavori pesantissimi di scavo, che venivano eseguiti dai cosiddetti ghiaioti, con attrezzi semplici, come picconi e zeppe.

Molto complicato e duro anche il lavoro di risalita, che riportava in superficie il materiale raccolto in pesanti cestini in vimini e affidato, purtroppo, a ragazzini.

Di cave simili alla Grotta Lucenti il sottosuolo di Catania e di altri centri della provincia etnea è disseminato. Naturalmente stravolte dai processi di urbanizzazione che hanno rivestito, per così dire, gli accessi alle discenderie.

Questa testimonianza di importantissimo pregio, presente negli orti di Cibali, viene valorizzata dentro a una proposta, fatta nel 2016, al Consorzio Centro direzionale di Cibali, proprietario dell’area, che aveva avviato una consultazione pubblica per l’acquisizione di proposte «per l’utilizzo delle proprie aree». E una delle proposte riguardava proprio l’istituzione di un Parco Minerario, che dia la possibilità di valorizzare proprio la grotta Lucenti, sotto l’aspetto geologico, archeologico e storico. Idea avanzata dallo speleologo Franco Politano, a nome dell’associazione culturale le Cave di Rosso Malpelo, da lui stesso fondata proprio per tutelare le cave di terra rossa presenti nel territorio catanese. E sicuramente l’istituzione del Parco minerario negli orti di Cibali non solo ha scopi di tutela, ma anche di divulgazione della memoria di quella che fu una fiorente attività estrattiva che ha caratterizzato il territorio etneo. E la Cava Grotta Lucenti rappresenta fondamentalmente un ecosistema dove la natura ha imposto una colata lavica giacente su un suolo agricolo.