Il Tre e la sua "Anima Nera": «Anche le persone più pure hanno una "stanza buia" dentro di sé»
Il rapper ospite a Catania parla del suo ultimo lavoro, della paura del giudizio e di come oggi, a 28 anni, viva con maggiore consapevolezza i ritmi veloci della vita e il sogno di diventare padre.
Il Tre “sbarca” a Catania. Il Centro Commerciale Porte di Catania è pronto ad accogliere uno dei nomi più freschi e amati della scena rap italiana L'artista, noto per la sua energia contagiosa e i testi che toccano corde profonde, sarà ospite nella Galleria del centro per un imperdibile instore in occasione dell'uscita del suo nuovo attesissimo album, "Anima Nera". L'appuntamento, ad ingresso gratuito, è fissato per sabato 15 novembre, a partire dalle ore 17.
La scorsa estate sei stato protagonista “live” a Zafferana. In quell’occasione abbiamo chiesto di definire “Il Tre” in tre parole e ci hai detto sognatore, iperattivo e ambizioso. A distanza di un anno, come ti definisci?
Se devo essere onesto, sono rimasto la stessa persona di anni fa. La differenza principale è la consapevolezza e la crescita che deriva dall'età: ho lasciato i miei vent'anni e ora ne ho ventotto, e in otto anni, inevitabilmente, sono successe molte cose. Nonostante tutto, ritrovo in me l'uomo che ero allora.
L’album precedente lo hai dedicato agli “Invisibili”, adesso chi è questa “Anima Nera”?
L'anima nera è una parte intrinseca di ognuno di noi: anche le persone più pure hanno una "stanza buia" dentro di sé. Questo disco è quindi dedicato a chi, almeno una volta nella vita, ha avuto paura di lasciarsi andare alla paura.
In questo album, la prima traccia è 911. Con una scrittura sincera racconti la paura del giudizio e della pressione. Come vivi la paura di essere giudicato?
Ormai mi ci sono abituato. Il giudizio degli altri esiste e ci sarà sempre, per cui non è una cosa che mi tocca più di tanto: semplicemente, ci fai l'abitudine.
In “Litorale” racconti del tempo che passa. Con una vena malinconica ed interessante racconti di questa paura di correre troppo, di vivere sempre in fretta. Quanto è importante il tempo nella tua vita?
La quotidianità è molto importante, quantomeno per concedermi una pausa dopo tanta frenesia. Sono quindici anni che lavoro incessantemente per raggiungere i miei obiettivi, ma imparare a rallentare e fermarmi ogni tanto – come racconto nella mia canzone – è un elemento fondamentale per il mio benessere.
Quanto lavoro c’è dietro a questo album?
Scrivere un album richiede innanzitutto la raccolta di esperienze, avvenimenti e traguardi di vita, da riversare poi nelle canzoni. A questo, si aggiunge la cura dei testi e di tutta la parte, diciamocelo, un po' più burocratica o noiosa, ma essenziale per la realizzazione dell'opera.
Quando capisci che è arrivato il “momento giusto” per scrivere una canzone?
Non c'è un momento giusto in assoluto per scrivere. Io lo faccio quando capita l'occasione, quando arriva quella cosa un po' astratta che chiamo intuizione. È solo quando si presenta che mi sento di mettere nero su bianco.
In “Anima Nera” troviamo anche “Sui Bordi”, questo voler fare i conti con il passato. Come mai?
Il primo brano a vedere la luce è stato "Sui Bordi", che ormai ha quasi tre anni. È nato in seguito a periodi particolarmente difficili e tortuosi. Essendo oggi uno dei pezzi più apprezzati dell'album, credo che si possa dire che il suo obiettivo emotivo sia stato pienamente centrato.
Chiudi questo album con uno sguardo da genitore. Come mai?
Come dico nel testo, "un padre, magari più in là...". Non so se e quando accadrà, ma nel brano elenco tutta una serie di ipotesi su come immagino quel momento. Che tipo di padre sarà Guido? Immagino un padre che farà di tutto affinché i suoi figli vivano gli anni scolastici con maggiore serenità rispetto a me. I miei furono un po' disastrosi, quindi se dovessi augurare loro un futuro scolastico, vorrei che fosse più spensierato e più allegro, assolutamente. Vorrei che vivessero appieno quegli anni, cosa che io non ho fatto.
Hai iniziato il tuo percorso nella musica comprando un microfono da 12 euro. Tanti anni dopo, guardando indietro, che messaggio daresti al te stesso adolescente che ha speso quei pochi euro, ma ha dato il via a tutto?
È stato un ottimo investimento. All'epoca è stata una cosa fatta così, semplicemente per la voglia di cantare, di iniziare un percorso. Quella voglia, in realtà, non è mai svanita, e l'acquisto è servito proprio a darle una direzione concreta.