Musica
Otosfera, la nuova avventura sinfonica di Alessandro Presti
Alessandro Presti e Otosfera: un affresco sonoro che fonde radici siciliane, scrittura orchestrale e ricerca contemporanea, registrato a Praga con la Czech National Symphony Orchestra diretta da Gaetano Randazzo
Alessandro Presti col suo nuovo album
Con Otosfera, registrato a Praga con la Czech National Symphony Orchestra diretta dal Maestro Gaetano Randazzo e pubblicato da Maia, Alessandro Presti consegna al pubblico un’opera che sembra nascere dal respiro stesso dell’ascolto, un paesaggio interiore che si dilata come un’eco in movimento. Il trombettista e compositore siciliano, premiato da Musica Jazz come “Miglior nuovo talento del jazz italiano”, intreccia memoria, ricerca e visione in un affresco sonoro che vibra di intimità e orizzonte, sospeso tra radici mediterranee e tensione contemporanea. Il progetto è realizzato con il sostegno del MIC e di SIAE nell’ambito del programma “Per chi crea”, a conferma di un percorso che valorizza nuovi linguaggi e nuove forme di narrazione musicale.
Come nasce questo disco?
«La scintilla è maturata lentamente. È iniziata come un piccolo fuoco e ha preso forma nel tempo. Il percorso affonda le radici nei miei lavori precedenti e in un cambiamento profondo iniziato nel 2018: da lì tutto ha cominciato a orientarsi verso Otosfera»
Qual è il percorso che l’ha condotta, nel tempo, a questa maturazione artistica?
«Vengo da una formazione classica, poi sono passato al jazz. Nel 2018 ho sentito il bisogno di tornare alla musica scritta. Intermezzo (disco del 2022) è stato il ponte tra questi due mondi. La maturazione definitiva è arrivata nel 2024, quando il nuovo disco ha trovato la sua forma»
Cosa significa “Otosfera” e cosa racconta?
«È una parola inventata. Richiama l’orecchio — oto — e l’idea di una sfera avvolgente. Per me è un viaggio interiore, una piccola navicella con cui ci si muove dentro sé stessi, con il “sentire” al centro»
Quanto della Sicilia è entrato in questo lavoro?
«Molto. Sento forte il legame con le mie radici. Ultimamente sto anche riscoprendo i canti di lavoro siciliani, un patrimonio prezioso. Credo che da questa ricerca nascerà un futuro progetto»
Come cambia il suo modo di pensare la musica quando scrive non per un ensemble jazz, ma per un’intera orchestra sinfonica?
«Con un’orchestra hai un mondo di timbri e colori. Mentre scrivi, immagini possibilità sonore immense. Richiede un ascolto interiore diverso. Il mio maestro, Gaetano Randazzo, è stata grande guida in questo percorso»
C’è un momento delle registrazioni che porterà con sé?
«Sì: la registrazione della seconda traccia da solista, in presa diretta con l’orchestra. Un viaggio intensissimo, indimenticabile»
Cosa desidera che il pubblico provi ascoltando il vinile?
«Prima di tutto la voglia di ascoltare, la disponibilità a immergersi nella musica. Mi auguro che ognuno possa provare un’emozione, qualunque essa sia»
Questo disco ha cambiato qualcosa in lei?
«Molto, come musicista e come persona. Sei mesi intensi di scrittura e isolamento mi hanno trasformato. È stata una grande sfida, ma oggi sono orgoglioso del risultato»
Dopo un progetto così impegnativo, verso quale orizzonte sta guardando?
«Sono sempre in ascolto di me stesso. Voglio continuare a scrivere e produrre nuova musica, e approfondire il lavoro sui canti siciliani»