IL REALITY
Anita Mazzotta, la ragazza che ha vinto il Grande Fratello cresciuta “tra i chiodi” del piercing
Dalla Marca trevigiana a Milano passando per una casa televisiva osservata 24 ore su 24: come la 26enne ha trasformato un passato complicato in un trionfo da 110 mila euro
È la luce gelida di un laboratorio di piercing, non quella dei riflettori televisivi, a raccontare meglio l’essenza di Anita Mazzotta: aghi sterili allineati sul banco, guanti in nitrile, il respiro trattenuto del cliente e poi un sorriso, quello di chi sa tenere salde le mani anche quando la vita punge più del previsto. Da quella calma operosa, costruita tra Castelfranco Veneto e Milano, alla finale del Grande Fratello su Canale 5 il passo sembra lunghissimo. Eppure, la scorsa notte , Anita – 26 anni compiuti a inizio 2025 – ha vinto la diciannovesima edizione del reality più discusso d’Italia, portandosi a casa il montepremi ufficiale di 110.000 euro. Una vittoria maturata al fotofinish su Giulia Soponariu e figlia di un percorso che ha mescolato fragilità, carattere, lutti e un legame nato sotto le telecamere con Jonas Pepe.
L’istantanea del trionfo: un duello da brividi
Lo spoglio del televoto ha restituito l’immagine di un paese spaccato in due, con Anita davanti per un soffio: il responso finale si è fermato intorno al 51% per la tatuatrice-piercer e al 49% per Giulia. Diversi media hanno fotografato la strettissima forbice, con stime che oscillano tra il 50,46% e il 50,96% a favore di Anita. Numeri che raccontano una finale emozionante, giocata all’ultimo voto e conclusa con la proclamazione della conduttrice Simona Ventura.
Nel quadro delle posizioni, il podio si è completato con Jonas Pepe terzo, davanti a Grazia Kendi e Omer, usciti nel rush conclusivo di una diretta piena di “televoti flash” e abbracci sospesi. Un epilogo che ha rispecchiato l’equilibrio di un’edizione “Nip” (solo concorrenti non famosi) impostata sulla centralità delle storie.
Il denaro e la realtà: cosa resta di quei 110 mila euro
Il montepremi del Grande Fratello, come tradizione, è annunciato in gettoni d’oro: 110.000 euro. Ma la cifra è lorda. Tra ritenute fiscali (in genere il 20%) e i costi/commissioni tipici della conversione dei gettoni, l’importo che arriva davvero sul conto si ridimensiona sensibilmente: stime attendibili indicano un netto effettivo attorno a 65-66 mila euro. A questo, come per tutti i concorrenti, va aggiunto il cachet settimanale legato alla permanenza nella Casa. Un promemoria utile per separare la retorica del “grande assegno” dalla concretezza del “quanto incasso davvero”.
Da Treviso a Milano, passando per Castelfranco: geografia affettiva di una self-made woman
Dietro il nome che spopola in trend sui social c’è una biografia essenziale e spigolosa. Anita è legata alla Marca trevigiana: nata a Treviso, è cresciuta a Castelfranco Veneto con i nonni e il fratello dopo la separazione dei genitori; oggi vive e lavora a Milano, senza però recidere il cordone con la terra in cui è diventata professionista. La vocazione? La body art: piercing e tattoo come mestiere e linguaggio identitario. Nei mesi pre-reality, diversi profili media l’hanno presentata come piercer del BloodLine Tattoo di Castelfranco Veneto (via Roma 30), un indirizzo che compare nelle principali directory e che è stato associato a lei anche nella comunicazione televisiva. Inoltre, la sua qualifica figura tra i “Premium Partners” di Wildcat Piercing per il Veneto, un dettaglio che conferma una reputazione costruita sul campo.
In parallelo, gli account social hanno fatto da cassa di risonanza a un seguito in crescita, con migliaia di follower interessati ai suoi lavori e a un’estetica riconoscibile. È quella “notorietà soft” dei tempi moderni che non fa di qualcuno una celebrity, ma lo rende sicuramente più “riconoscibile” quando varca la Porta Rossa.
L’assenza del padre, il lavoro della madre, il ruolo dei nonni: i pesi specifici di una storia
Nel video di presentazione a Mediaset Infinity, Simona Ventura ha scelto parole nette: “Chi doveva proteggerla l’ha delusa”. Il riferimento, nella narrazione che si è stratificata anche dentro la Casa, rimanda alla lunga assenza della figura paterna durante l’infanzia di Anita. Dopo la separazione, la futura vincitrice ha vissuto con mamma e fratello a casa dei nonni, un nucleo familiare che ha retto con fatica il peso della quotidianità. La stampa ha ricostruito passaggi precisi: il padre che sparisce quando lei è piccola, un contatto a intermittenza e, negli anni successivi, lunghi silenzi. Un tema che – secondo i resoconti di più giornali – è riemerso perfino in finale, con una lettera del genitore rifiutata in diretta. In mancanza di certezze assolute su singoli dettagli di cronaca familiare, la prudenza è d’obbligo: resta però documentato che il perno affettivo della crescita di Anita sono stati i nonni, la madre e, in seguito, il compagno della madre, Vincent, da lei considerato una figura paterna.
Il lutto che cambia tutto: la morte della madre e il ritorno in Casa
Il suo percorso al Grande Fratello è stato attraversato da un dolore immane: la scomparsa della madre dopo una malattia. Anita ha lasciato temporaneamente il programma per starle accanto e ha poi deciso di rientrare “per volontà sua”, come ha raccontato davanti alle telecamere. Quel rientro è stato il punto di svolta emotivo della sua parabola: l’elaborazione del lutto in un contesto di convivenza forzata ha messo a nudo fragilità e risorse, moltiplicando l’empatia del pubblico. È in quei giorni che la ragazza ha smesso i panni della semplice “piercer carismatica” per diventare un personaggio con cui una parte dell’audience ha scelto di identificarsi.
“Jonita”: quando il reality diventa una storia d’amore (e un fenomeno social)
Dentro la Casa è sbocciato il legame con Jonas Pepe, compagno di percorso e di sguardi. Il fandom ha coniato in fretta un hashtag: #Jonita, che ha fatto da volano alla narrazione romantica dell’edizione, catalizzando voti e discussioni e spingendo la curva di popolarità verso l’alto nelle settimane calde. Non è un dettaglio marginale: nel meccanismo di un reality che si regge sui televoti, la capacità di aggregare community attive incide. E i “Jonita” hanno dimostrato di esserlo, come hanno sottolineato vari resoconti della finale. Va da sé che solo il tempo dirà che piega prenderà la relazione fuori dalla bolla televisiva, ma in termini di storytelling questa coppia ha contato.
Il contesto: l’edizione dei 25 anni, la svolta “Nip” e la regia Ventura
Quello del 2025 è stato un Grande Fratello particolare già sulla carta. Con l’arrivo di Simona Ventura alla conduzione, Endemol Shine Italy e Mediaset hanno riportato il format al “registro originario” puntando su storie di persone comuni e su una durata attorno ai 100 giorni. In studio, al fianco della conduttrice, un panel di “ex gieffini” come Ascanio Pacelli, Cristina Plevani e Floriana Secondi, chiamati a commentare con lo sguardo dell’ex concorrente più che con quello dell’opinionista “di mestiere”. Una scelta editoriale che ha coltivato un racconto meno scintillante e più “di pancia”, in cui i trascorsi personali dei concorrenti hanno fatto la differenza almeno quanto i classici conflitti da convivenza.
Una finale “a episodi”: sfide, sorprese, classifiche
La serata conclusiva ha seguito lo schema del torneo a eliminazione: sfide ravvicinate, sorprese familiari, “televoti flash” che hanno ridisegnato la gerarchia minuto dopo minuto. L’ordine d’arrivo – con Anita prima, Giulia seconda, Jonas terzo, Grazia Kendi quarta e Omer quinto – ha premiato i percorsi che hanno saputo tenere insieme vulnerabilità e presenza scenica. La regia televisiva ha dosato bene emotività e ritmo, senza rinunciare ai colpi di scena, come l’ultima busta con il verdetto strettissimo.
Oltre la vittoria: cosa può cambiare adesso per Anita
La domanda che accompagna ogni trionfatore del Grande Fratello è sempre la stessa: e ora? Per chi ha un mestiere forte e riconoscibile, la risposta non coincide necessariamente con l’inseguimento di una carriera nello spettacolo. Nel caso di Anita Mazzotta, il capitale accumulato è fatto di fiducia (nuovi clienti, nuove collaborazioni), autorevolezza professionale nel suo settore e una visibilità che offre strade parallele: consulenze, workshop, brand partnership coerenti con la body art. Il gettone mediatico della vittoria consente, se gestito bene, di sedersi a tavoli che prima erano inaccessibili: non solo talk-show e inviti nei salotti tv, ma anche presenze a fiere di settore, progetti formativi, capsule di gioielleria per piercing o collezioni in collaborazione con marchi specializzati. È lì che il racconto della “ragazza con la storia scritta sulla pelle” può diventare un posizionamento economico vero.
Naturalmente, ci sono anche i rischi: la sovraesposizione, l’ansia da prestazione, la pressione del pubblico quando si tocca il tema della vita privata (a maggior ragione dopo una storia nata in Casa). La bussola, per chi viene da un mestiere tecnico e artigianale come il suo, dovrebbe restare l’identità professionale: proteggere il core del lavoro, sfruttare la visibilità per alzare l’asticella e dire qualche no strategico.