×

Pirelli e l'ombra di Pechino: archiviata l'indagine sulla Golden Power ma Governo in campo per sciogliere il nodo Cina

Nessuna prova di compromissione dell'autonomia gestionale, tuttavia lo stallo sulla governance e le pressioni degli Stati Uniti minacciano lo sviluppo futuro

Fabrizio Neri

29 Settembre 2025, 23:28

29 Settembre 2025, 23:28

Pirelli e l'ombra di Pechino: archiviata l'indagine sulla Golden Power ma  Governo in campo per sciogliere il nodo Cina

Il Governo ha archiviato l’istruttoria sulla presunta violazione del Golden Power in Pirelli, ma il dossier cinese resta aperto. Dall’esame non sono emersi elementi tali da confermare l’inosservanza delle prescrizioni né che l’autonomia gestionale del gruppo sia stata compromessa; tuttavia prosegue il confronto per sciogliere il nodo della governance. «Il Governo sta tenendo un costante e costruttivo dialogo con la società e gli azionisti finalizzato ad adeguarne, in tempi congrui, gli strumenti alle nuove esigenze normative dei suoi mercati di riferimento e assicurare la sua piena competitività in tutte le realtà nelle quali opera», comunica in serata Palazzo Chigi.

Il procedimento amministrativo ha riguardato un arco temporale definito, dal 16 giugno 2023 — data di emanazione del decreto — al 31 ottobre 2024, e una specifica circostanza: «la presunta responsabilità in capo a Cnrc (China National Tire and Rubber) di garantire l’assenza di collegamenti organizzativi-funzionali» tra Pirelli e la controparte cinese. Il 26 settembre è stato adottato il decreto — trasmesso da Marco Polo International Italy a Pirelli due giorni dopo — con cui la Presidenza del Consiglio ha stabilito che «la presunta responsabilità in capo a Cnrc non abbia trovato conferma negli elementi acquisiti in quanto i comportamenti posti in essere dai Consiglieri non indipendenti designati da Cnrc nel periodo in esame non si sono concretizzati in atti o decisioni capaci di pregiudicare l’autonomia gestionale di Pirelli».

Resta però irrisolto l’assetto di comando: la contrapposizione tra il fronte italiano e quello cinese permane, il bilancio 2024 e le trimestrali sono stati respinti dai rappresentanti dell’azionista cinese e l’amministratore delegato, Andrea Casaluci, ha riconosciuto in un’intervista che lo stallo in consiglio «sta mettendo a rischio lo sviluppo futuro del gruppo».

La disputa nasce dalla dichiarazione del venir meno del controllo, non accettata dal socio cinese, e si acuisce per effetto dei paletti del Bureau of Industry and Security statunitense, che impediscono l’import di auto con componenti cinesi (o di società con azionisti cinesi rilevanti, com’è il caso di Pirelli). «In assenza di una soluzione, lo sviluppo delle tecnologie rilevanti di Pirelli sarebbe compromesso e di conseguenza anche la crescita futura sarebbe fortemente a rischio».

A metà luglio il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti è tornato a esercitare pressione, ritenendo l’influenza di Sinochem in Pirelli ancora eccessiva rispetto ai requisiti normativi americani. In una lettera alle autorità italiane si sosteneva che il Golden Power applicato da Roma nel 2023 per limitare il peso cinese e proteggere le attività strategiche nazionali — incluso un nulla osta di sicurezza industriale con vincoli sull’accesso alle informazioni — non fosse sufficiente. Quella corrispondenza non è mai stata ufficialmente confermata, né risulta una risposta formale del Governo italiano.