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la storia

A Caltanissetta chiuse 255 saracinesche: «Il centro storico sta morendo e pensano alle cure palliative»

Lo sfogo del commerciante Lorina e l’appello all’amministrazione per trovare soluzioni adeguate e rilanciare l'economia

Lillo Leonardi

17 Dicembre 2025, 08:00

Caltanissetta e quel pianto di sposa che "commuove" un vigile urbano...

Il centro storico di Caltanissetta

«Il tempo è scaduto. Per un reale e concreto rilancio del centro storico di Caltanissetta o si cambia visione oppure saremo solo i custodi delle macerie». Quello di Cosimo Lorina, titolare di una merceria storica nel cuore della città, alla Badia, è più di un accorato appello rivolto agli amministratori comunali. È proprio lo sfogo di chi non ci sta a vedere morire sempre più quella parte di Caltanissetta senza che nessuno provi ad invertire la rotta. E si fa portavoce della sofferenza che angustia gli operatori economici “sopravvissuti” in quel perimetro sempre più desolato di un capoluogo di provincia relegato ai margini delle classifiche nazionali per qualità della vita.

Il commerciante nisseno ha affidato ad una lettera aperta inviata alla mail della redazione la sua “invocazione”, indirettamente destinata all’assessore comunale allo Sviluppo economico Guido Delpopolo Carciopolo. «Le scrivo io - riporto il testo della missiva - ma la mia voce è quella dei quattro corsi storici che abbiamo rappresentato, insieme ai miei colleghi, in una Commissione Consiliare il 20 giugno 2025. Siamo i custodi di un’eredità che si sta sgretolando sotto i nostri occhi. Sono passati sei mesi di silenzio. Sei mesi di silenzio. Per la politica è un battito di ciglia. Per noi, che alziamo la saracinesca ogni mattina, è un'eternità che si misura in incassi mancati e vetrine che si spengono».

In occasione della riunione con la delegazione dei commercianti l’amministrazione comunale annunciò i suoi propositi e la “strategia” per rivitalizzare il centro storico, dal trasferimento dell’Università nell’ex sede della Banca d’Italia allo spostamento di alcuni uffici pubblici a ridosso di quell’area. «Una Road map - sottolinea Lorina - che, con tutto il rispetto, è una cura palliativa. State applicando logiche degli anni '80 a un corpo urbano che sta morendo. Spostare uffici è anche necessario; ma la gente sbriga una pratica e scappa; non crea vita, non crea passeggio, non crea comunità».

«Smettiamola di mappare il vuoto - prosegue nella sua cruda analisi -. Abbiamo 255 saracinesche abbassate solo nei corsi, il deserto nei quartieri e l’estinzione del mercato storico. La città brucia 25 milioni di euro l'anno: economia locale persa. Nessun ufficio pubblico colmerà mai questa voragine. L'Ufficio Tecnico comunale è eccellente per l'edilizia, ma qui non dobbiamo costruire muri, dobbiamo ricostruire un mercato. Chiedere ai vostri tecnici di fare marketing territoriale è come chiedere a un muratore di operare a cuore aperto: non è il loro mestiere».

Poi esprime un desiderio, rivolgendosi all’assessore: «Il regalo di Natale che le chiedo è un atto di coraggio e lucidità. Nel bilancio 2026 non disperda risorse in "interventi a pioggia" o contributi a fondo perduto che drogano il mercato per pochi mesi e favoriscono aperture fuori contesto che degradano il decoro. Non serve elemosina, serve strategia. Serve un piano commerciale/artigianale per il centro storico, capace di gestire anche l'impatto demografico relativo alla presenza degli immigrati nei quartieri del centro e trasformare la crisi in integrazione reale, non in ghettizzazione».

Cosa fare e come agire? Il commerciante suggerisce di coinvolgere una professionalità esterna, esperta del settore: «Usi quei soldi - scrive Lorina all’assessore - per chiamare un Retail manager, una società specializzata in Rigenerazione urbana che abbia la competenza e la neutralità per dirci la verità scomoda. Serve un "Piano di contrazione urbana": bisogna avere il coraggio di dire che la periferia va disincentivata per riportare valore al centro. Serve uno "statista" del commercio che sappia attrarre sia nuove realtà economiche che i fondi europei (PNRR, FESR) con studi di fattibilità inattaccabili, perché i bandi oggi premiano la visione, non l'improvvisazione o tanto meno progetti vecchi rispolverati dall'Agenda 2000».

E conclude: «Assessore, ci faccia questo regalo. Non ci dia risposte politiche, ci dia una competenza tecnica esterna che salvi il valore degli immobili dei nisseni prima che diventino gusci vuoti in mano all'illegalità. Il tempo è davvero scaduto...».