la storia
Del Vecchio entra nel capitale de Il Giornale: perché quel 30% può ridisegnare l’editoria italiana
Non è solo un investimento: è il primo tassello di un polo informativo “paziente”, digitale e tricolore, con l’obiettivo di crescere senza snaturare l’autonomia delle redazioni
La stampante del piano nobile di via Negri si ferma per un istante. È un attimo, ma basta a rompere il ronzio di una redazione che conosce bene il rumore del cambiamento. Nel giorno in cui LMDV Capital annuncia l’accordo per acquisire il 30% de Il Giornale, una frase rimbalza nei corridoi: “investimento di lungo periodo, con autonomia editoriale garantita”. Parole insolite per un mercato abituato a scosse tattiche, cambi di timone e sinergie promesse. Qui, invece, l’asticella si sposta su un’altra dimensione: capitale paziente, trasformazione digitale e un polo editoriale in via di formazione, che potrebbe segnare una discontinuità nel modo in cui si finanzia e si gestisce l’informazione in Italia.
Cosa è successo
LMDV Capital, il family office di Leonardo Maria Del Vecchio, ha sottoscritto l’acquisto del 30% della casa editrice de Il Giornale, controllata dalla famiglia Angelucci. L’operazione è presentata come un ingresso “al fianco dell’azionista di riferimento”, con l’obiettivo di rafforzare il progetto industriale e l’evoluzione digitale del quotidiano, preservandone “identità, autonomia e linea editoriale”.
Contestualmente, LMDV Capital ha firmato una esclusiva per acquisire la maggioranza di un altro gruppo editoriale attivo su quotidiani e piattaforme digitali, tassello che – insieme all’operazione su Il Giornale – delinea il perimetro del nuovo polo editoriale immaginato da Del Vecchio. I dettagli sull’obiettivo non sono stati resi pubblici.
Se confermata nei tempi e nei modi, la doppia mossa potrebbe accelerare il riassetto in corso nell’editoria italiana, fra consolidamento, declino della carta, crescita del digitale e nuove logiche di monetizzazione basate su dati, abbonamenti premium e un uso “responsabile” dell’intelligenza artificiale in redazione.
Il perimetro dell’operazione: perché un 30% “pesante”
Nel comunicato, LMDV Capital definisce l’investimento “di lungo periodo” e “industriale”, non finanziario. Una scelta di parole non casuale, perché colloca l’operazione in un orizzonte strategico: supportare la transizione del quotidiano verso un ecosistema digitale integrato (siti, app, podcast, video, prodotti premium, modelli di abbonamento), senza snaturare il lavoro giornalistico e l’autonomia della direzione. È un punto politico oltre che industriale, soprattutto in un contesto in cui il dibattito sul pluralismo è acceso e gli equilibri proprietari evolvono.
Sul piano dell’assetto, l’ingresso di LMDV si inserisce in una struttura guidata dalla famiglia Angelucci attraverso Finanziaria Tosinvest ed Editoria Italia, che dal 2023 sono diventate azioniste di controllo della Società Europea di Edizioni (SEE), editrice de Il Giornale e della sua edizione online. L’affare di allora fu formalizzato con la cessione del 70% da parte di Paolo Berlusconi, il quale mantenne una quota di minoranza.
Nelle ultime settimane, il gruppo Angelucci ha inoltre riorganizzato la leadership delle testate: dal 1° dicembre 2025 Tommaso Cerno è il nuovo direttore responsabile de Il Giornale, con Daniele Capezzone alla guida de Il Tempo. Segnali operativi che lasciano intravedere un progetto editoriale rinnovato e coordinato, pur con redazioni distinte.
Un dettaglio circolato sulla stampa alla vigilia dello scambio di firme spiega la “geometria” della partecipazione: secondo ricostruzioni di stampa, l’ingresso di LMDV nel capitale potrebbe coincidere con il riassetto della porzione storicamente in capo a Paolo Berlusconi. Questo passaggio – va sottolineato – non è stato dettagliato nelle note ufficiali odierne, e resta quindi nell’alveo delle ricostruzioni giornalistiche.
Chi è LMDV Capital e qual è la sua traiettoria industriale
LMDV Capital è il family office di Leonardo Maria Del Vecchio – azionista di Delfin, Chief Strategy Officer di EssilorLuxottica e presidente del marchio Ray‑Ban – con un portafoglio diversificato e un’impostazione dichiaratamente “operativa” accanto agli imprenditori. Negli ultimi anni ha investito in asset strategici del Made in Italy (dalle Terme di Fiuggi all’hospitality), in contenuti (la quota in Leone Film Group), e in tecnologia (tra cui Esa Nanotech), con oltre 375 milioni di euro impegnati in tre anni, secondo interviste e profili dedicati. L’approccio: partnership di medio‑lungo termine, crescita per linee esterne, valorizzazione dei marchi con forte identità.
Il posizionamento di Del Vecchio all’interno dell’ecosistema EssilorLuxottica – epicentro globale dell’occhialeria, partner di Meta nello sviluppo di smart glasses – ha alimentato negli ultimi anni competenze e sensibilità sul fronte della trasformazione digitale e dell’integrazione tecnologia‑contenuti. Un patrimonio che oggi LMDV dichiara di voler trasferire anche nell’informazione, con un uso dell’AI “a supporto, non in sostituzione” dei giornalisti.
Un nuovo polo editoriale “paziente”: cosa significa in pratica
L’idea di polo evocata nel comunicato non è la semplice somma di testate. Nella visione di LMDV è una piattaforma integrata che unisce: valorizzazione dei brand storici; accelerazione digitale (prodotto, design, user experience); dati per guidare abbonamenti e pubblicità; AI e strumenti di newsroom intelligence per liberare tempo giornalistico; una filiera di audio e video proprietari, pensati per la distribuzione multipiattaforma e per l’advertising “premium”.
È un’agenda che guarda dritto al nodo cruciale: i ricavi. Il mercato italiano dell’advertising nel 2025 è atteso in crescita, ma con la dinamica spinta dai grandi OTT e dal digitale, che vale ormai oltre la metà del totale e supera i 6 miliardi di euro, con forte concentrazione sui player globali. In questo contesto, le testate “premium” possono competere solo con prodotti distintivi, abbonamenti rilevanti e raccolta pubblicitaria “alta” su progetti speciali, video, audio e retail media.
La carta resta identitaria ma sempre più selettiva: i dati ADS mostrano da tempo un calo diffuso delle diffusioni, con Il Giornale che nell’autunno 2024 si collocava intorno a 27 mila copie medie giorno (carta+digitale). Numeri che, letti in prospettiva, spiegano l’urgenza di una strategia digitale e di un modello abbonamenti più profondo, capace di collegare community, eventi e contenuti premium.