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Ponte sullo Stretto, 780 milioni spostati tra 2032 e 2033. C'è il nuovo emendamento del governo nazionale
Stamattina il testo è arrivato in commissione Bilancio e fa chiarezza sulle somme dirottate ad altro nel 2025 e rifinanziate successivamente
Il governo nazionale ha presentato stamattina in commissione Bilancio il maxi emendamento che modifica la Finanziaria. Testo che fa chiarezza anche sul finanziamento al Ponte sullo Stretto.
Confermato il definanziamento di 780 milioni di euro del 2025 per la mega opera, che vengono dirottati ad altre misure - risorse per le imprese, rifinanziamento della Zes e credito d'imposta. Soldi che vengono rifinanziati successivamente: 320 milioni nel 2032 e 460 milioni nel 2033.
Il rifinanziamento, si legge nella Relazione tecnica, viene fatto «alla luce dell'aggiornamento dell'iter amministrativo e del non perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio nell'anno 2025 in conto residui rinvenienti dall'anno 2024». L'incremento delle risorse nel 2032 e 2033 lascia «inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate», si precisa. Nel primo emendamento del governo, poi ritirato, i 780 milioni erano spostati tutti al 2033.
Lo spostamento delle risorse si è reso necessario dopo lo stop al progetto da parte della Corte dei Conti che ha evidenziato una serie di criticità: da quelle ambientali alla mancata indizione di una nuova gara d'appalto, alla luce dell'aumento dei costi e della tipologia di finanziamento (non più misto, pubblico e privato come previsto nel 2011, ma solo pubblico).
Ponte sullo Stretto, Nicita: «Quest’opera non si farà mai. Ridare 1,6 miliardi a Sicilia e Calabria» - In Senato va in scena la battaglia tra gli esperti
Emendamento del senatore dem alla manovra nazionale «Riassegnare i fondi per altro Schifani si intesti la richiesta»
Ai fondi del Ponte, complessivamente 13,5 miliardi di euro, hanno contribuito anche le Regioni Sicilia e Calabria con 1,6 miliardi di fondi Fondi sviluppo e coesione, inizialmente destinati ad altre infrastrutture dei due territori. Per questo il Pd, con un emendamento alla Finanziaria presentato dal senatore Antonio Nicita, ha chiesto che le somme vengano restituite alle due Regioni, considerato lo stallo dell'iter progettuale e le incognite sul futuro. Tuttavia il governatore della Sicilia Renato Schifani nei giorni scorsi ha ribadito che non ha intenzione di chiedere indietro le risorse, che per la quota parte dell'isola ammontano a 1,3 miliardi.
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha spostato ancora una volta la data di possibile inizio dei cantieri. «Stiamo lavorando per superare le obiezioni poste dalla Corte dei conti - ha detto due giorni fa - Mi sarebbe piaciuto, era il mio obiettivo e se ci fosse stato il via libera della Corte dei conti sarebbe già realtà, aprire i cantieri a dicembre del 2025. Evidentemente dovremo lavorare con i nostri tecnici per qualche mese in più. L'obiettivo trasla dall'inverno 2025 a primavera 2026».

