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Trump dà due giorni ad Hamas, poi la minaccia: «Sappiamo chi e dove siete, sarete braccati e uccisi»

Il presidente degli Stati Uniti ha concesso tempo fino a domenica alle 18: «Accettate in piano di pace per Gaza o sarà l'inferno»

Redazione La Sicilia

03 Ottobre 2025, 20:51

03 Ottobre 2025, 20:47

Trump dà due giorni ad Hamas, poi la minaccia: «Sappiamo chi e dove siete, sarete braccati e uccisi»

Donald Trump

Proroga di appena due giorni. Il presidente degli Stati Uniti non concede altro tempo a Hamas per rispondere al piano volto a porre fine al conflitto a Gaza. In un messaggio pubblicato su Truth Social, Donald Trump ha lanciato l’ultima chiamata ai miliziani nella Striscia: «Un accordo deve essere raggiunto entro domenica sera alle 18.00 (mezzanotte in Italia). Tutti i Paesi hanno firmato. Se questo accordo non verrà raggiunto, l’inferno, come nessuno ha mai visto prima, si scatenerà contro Hamas. Ci sarà la pace in Medio Oriente in un modo o nell’altro», ha scritto.

Poche ore prima, il gruppo aveva dichiarato all’Afp di avere «bisogno di più tempo». Venerdì mattina, fonti egiziane hanno riferito al quotidiano libanese vicino a Hezbollah, Al-Akhbar, che alti funzionari statunitensi hanno avvertito i loro interlocutori al Cairo: «Il piano di Trump è l’ultima possibilità». In caso di rifiuto da parte dell’organizzazione islamista, a Israele verrebbe concessa carta bianca per annientare completamente i miliziani nella Striscia.

«Hamas è stata una minaccia spietata e violenta, per molti anni, in Medio Oriente. Hanno ucciso e reso vite insopportabilmente miserabili, culminando con il massacro del 7 ottobre. Più di 25.000 “soldati” di Hamas sono già stati uccisi. La maggior parte dei restanti è circondata, intrappolata militarmente, in attesa solo del mio ordine “vai”, per estinguere rapidamente le loro vite», ha aggiunto Trump, rincarando: «Sappiamo dove e chi siete, sarete braccati e uccisi». Parole che non lasciano spazio a margini negoziali.

Secondo diverse fonti, l’amministrazione Trump rifiuta qualsiasi modifica, in particolare sui tempi del rilascio degli ostaggi (entro 72 ore), sulle modalità del ritiro dell’Idf e sull’assetto di governo nel dopoguerra. Stando a Bloomberg, i Paesi arabi esercitano forti pressioni per attuare il piano anche senza il consenso di Hamas, escludendo che l’organizzazione possa porre un veto.

A prescindere dalla risposta, l’iniziativa statunitense dovrebbe essere implementata nelle aree della Striscia che l’Idf considera già bonificate da terroristi e armi. Un funzionario del Golfo ha definito la proposta «il migliore dall’inizio della guerra», aggiungendo che «nessuno è disposto a perdere l’opportunità». Qatar, Egitto e Turchia, che ospitano i vertici di Hamas all’estero, stanno spingendo come mai prima per un’intesa.

Sul fronte palestinese interno, riferiscono media israeliani, si registra un segnale inedito: il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha deciso di riconciliarsi con uno dei suoi più grandi rivali, Nasser al-Qudwa, nipote di Yasser Arafat ed ex ministro degli Esteri, che sarà riammesso nei ranghi di Fatah con tutte le sue funzioni.

Parallelamente si osserva un cambiamento significativo in Qatar, finanziatore di Hamas e mediatore nei colloqui, che ha siglato accordi commerciali miliardari con gli Stati Uniti — Paese di cui ospita la più grande base militare in Medio Oriente — e che, da mercoledì, sarà protetto militarmente per decisione di Donald Trump.

Intanto l’emittente qatarina Al Jazeera, nota per la sua linea critica verso Israele e lo spazio accordato a Hamas, avvia una trasformazione che somiglia a una svolta: il direttore e il suo vice hanno lasciato gli incarichi e altri giornalisti potrebbero seguire. Secondo commentatori, la nuova linea editoriale non darà più conto delle operazioni del braccio armato di Hamas, ma si concentrerà sugli aspetti umanitari dell’enclave.

Fonti arabe e israeliane sostengono che il cambio di rotta derivi da un’intesa tra Doha e Washington, mirata a ridurre contenuti ritenuti incitatori all’odio verso Israele e l’Occidente, diffusi dalla rete in tutto il Medio Oriente.