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GIUSTIZIA

La sentenza shock di Macerata, assolto un giovane accusato di stupro su una minore: «Lei non era vergine, sapeva a cosa andava incontro»

La vicenda riguarda una ragazza di 17 anni arrivata in Italia nel 2019 per motivi di studio, che aveva denunciato uno della comitiva di giovani italiani con cui aveva trascorso una serata

Alfredo Zermo

21 Ottobre 2025, 14:31

La sentenza shock di Macerata, assolto un giovane accusato di stupro su una minore: «Lei non era vergine, sapeva a cosa andava incontro»

Nella sala del Tribunale di Macerata, un giudice ha scritto una pagina che rischia di scuotere le fondamenta del diritto e della percezione sociale della violenza sessuale. La vicenda riguarda una ragazza di 17 anni arrivata in Italia nel 2019 per motivi di studio, che aveva denunciato uno della comitiva di giovani italiani con cui aveva trascorso una serata. La sentenza, però, ha lasciato tutti sbigottiti: l’assoluzione del ragazzo di 31 anni (all’epoca dei fatti aveva 25), accusato di aver abusato della ragazza durante un'escursione in auto, sulla base di una motivazione che nega la stessa natura di violenza.​

Secondo quanto ricostruito dai giudici, la ragazza — straniera e in Italia per motivi di studio — aveva accettato di uscire con un gruppo di amici, tra cui il ragazzo oggi assolto, partecipando a un’uscita in quattro. La giovane si era appartata in auto con il ragazzo, e lì avrebbe scambiato effusioni senza mostrare contrarietà fino a quel momento. La decisione dei giudici si basa sull’argomento che la ragazza “era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione” dato che aveva già avuto rapporti in passato, e quindi nulla avrebbe impedito di interpretare quegli incontri come consensuali.​

La portata della sentenza e le sue conseguenze

Il tribunale di Macerata ha specificato che la ragazza, pur essendo minorenne, aveva già avuto esperienze sessuali e aveva quindi conoscenza dei rischi relativi a determinate situazioni. I giudici hanno aggiunto che la giovane non aveva manifestato contrarietà, né aveva mostrato segnali di una condizione di costrizione o violenza. La sentenza si basa su un’interpretazione del consenso che ha sollevato un forte dibattito pubblico e politico, in particolare tra le file del Partito Democratico e delle associazioni impegnate nella tutela delle donne e delle vittime di violenza.​

La reazione del mondo politico e sociale

La sentenza ha provocato immediatamente ampie reazioni di contrarietà, con esponenti della politica e delle associazioni femminili che hanno espresso forte preoccupazione per un verdetto che, a loro avviso, rischia di banalizzare e sottovalutare il gravissimo problema della violenza di genere. La vicepresidente della Commissione Femminicidio, Cecilia D'Elia, ha definito il caso come un esempio di come l’Italia abbia ancora bisogno di una legge sul consenso chiara e definitiva, in grado di tutelare le vittime e di contrastare interpretazioni fuorvianti del diritto in materia di violenza sessuale.​

La posizione dei giudici e il dibattito giuridico

Nella motivazione della sentenza, il Tribunale di Macerata ha scritto nero su bianco che la giovane “non era vergine” e quindi, a loro avviso, “era in condizione di sapere cosa sarebbe accaduto”. Questo criterio, tuttavia, non ha tenuto conto della denuncia della ragazza riguardo alle ecchimosi trovate sul suo corpo, con una prognosi di otto giorni, e del fatto che lei abbia dichiarato di essersi opposta all’atto. La sentenza ammette che la donna possa aver subito un trauma psicologico, evidenziando uno “scarto” fra la realtà vissuta dalla vittima e la valutazione giuridica del caso. 

I giudici di Macerata hanno ancora motivato col fatto che la ragazzina non aveva mostrato contrarietà durante gli incontri, caratteristiche che, secondo la sentenza, escluderebbero che vi possa essere stata una violenza sessuale vera e propria. La pronuncia, quindi, si inserisce in un quadro di interpretazione articolata e controversa di cosa costituisca violenza e consenso, aprendo una ferita nel dibattito pubblico e legale.​

L’importanza delle motivazioni e il futuro del caso

La decisione del tribunale di Macerata si basa, secondo i legali, su una lettura rigorosa dei comportamenti e delle dinamiche relazionali tra le parti coinvolte. Ma questa sentenza ha anche sollevato una serie di interrogativi fondamentali: fino a che punto le esperienze passate e la consapevolezza del rischio possano diventare elementi di valutazione in casi di presunta violenza? Quali limiti devono essere posti alla interpretazione del consenso? La vicenda sarà oggetto di appello, e il suo impatto potrebbe influenzare la futura evoluzione delle leggi in materia di violenza di genere in Italia.​

Un approfondimento sulla legge e sulle aspettative sociali

In Italia, la legge sul consenso rappresenta ancora un punto controverso. La sentenza di Macerata evidenzia come un’interpretazione troppo permissiva o, al contrario, troppo restrittiva, possa di fatto compromettere la tutela delle vittime di violenza sessuale. La comunità internazionale e le associazioni femminili chiedono una normativa che possa chiarire definitivamente quali siano i confini tra libertà e coercizione, e che possa fornire strumenti di giustizia più efficaci per chi subisce abusi.​