Medio oriente
Gaza, cadaveri in cambio di immunità: la tregua sotto scacco tra sospetti e negoziati
Hamas consegna tre cadaveri di ostaggi israeliani. Israele rifiuta la proposta, mentre gli Stati Uniti la portano al tavolo dei negoziati
Nella fragile tregua che regna nella Striscia di Gaza, Hamas ha consegnato tre cadaveri di ostaggi israeliani, tra cui quello del colonnello Assaf Hamami, ucciso il 7 ottobre 2023 nel kibbutz Nirim. Per il recupero, alcuni miliziani sono stati autorizzati dall’IDF a entrare nella zona controllata da Israele, oltre la Linea Gialla, accompagnati dalla Croce Rossa. Tuttavia, la tensione resta alta: Hamas avrebbe chiesto un lasciapassare per permettere ai suoi combattenti nascosti nei tunnel di Rafah di uscire illesi, scortati dalla Croce Rossa. Secondo Al Jazeera, gli Stati Uniti avrebbero già inserito questa proposta nei negoziati, ma Israele, sospettando che la restituzione dei corpi sia stata una mossa strategica per ottenere immunità, ha rifiutato.
A complicare ulteriormente la situazione, Hamas ha respinto le accuse del Centcom USA di aver saccheggiato i camion di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza, accuse basate su immagini riprese da droni. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha condannato Hamas per aver privato i civili degli aiuti, ma il movimento islamista ha definito le accuse “completamente false”.
Nel tentativo di stabilizzare la tregua, l’amministrazione Trump avrebbe proposto un piano di ricostruzione che prevede la costruzione di sei aree residenziali nella parte orientale della Striscia, all’interno della Linea Gialla. Il piano, elaborato da Jared Kushner, prevede che le nuove abitazioni siano pronte tra due anni, quando l’esercito israeliano dovrebbe ritirarsi. Tuttavia, il progetto è stato accolto con freddezza dai Paesi arabi e musulmani, che si riuniranno a Istanbul per discuterne. Inoltre, non è ancora chiaro chi comporrà la Forza internazionale di Stabilizzazione prevista dal piano, mentre Hamas non sembra intenzionato a deporre le armi.
Sul fronte nord, il governo israeliano ha minacciato di esercitare il “diritto alla difesa” contro il Libano se Beirut non disarmerà Hezbollah, che l’IDF continua a colpire con raid, accusandolo di voler riorganizzarsi nonostante la tregua in vigore da due anni. Infine, il premier Netanyahu ha condannato duramente il video sugli abusi nel carcere di Sde Teiman, definendolo “un danno immenso all’immagine dello Stato d’Israele e ai nostri soldati”, forse il più grave dalla fondazione dello Stato.