Chiesto il rinvio a giudizio per Vittorio Sgarbi nell’inchiesta sulla presunta alterazione del dipinto di Rutilio Manetti (1571 - 1629), «La cattura di San Pietro». Lo riporta oggi la Gazzetta di Reggio Emilia.
La richiesta di processo è stata formulata nell’udienza preliminare di ieri dal procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, insieme alla pm Maria Rita Pantani, titolari del fascicolo avviato inizialmente a Macerata — dove Sgarbi ha domicilio a San Severino Marche, comune di cui è stato sindaco — e successivamente trasferito nel capoluogo emiliano.
L’indagine prese slancio dopo la confessione del pittore reggiano Lino Frongia, che agli investigatori, ma anche alle telecamere di Report e a Il Fatto Quotidiano, ammise di aver aggiunto “una fiammella” sul quadro su incarico di Sgarbi.
Secondo l’accusa, l’opera era stata rubata nel febbraio 2013 dal castello di Buriasco (Torino) ed era riemersa nel 2021 — in una riproduzione 3D che, stando ai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Roma, sarebbe stata realizzata da un laboratorio grafico di Correggio, nel Reggiano — presentata come inedito di Manetti e di proprietà di Sgarbi alla mostra lucchese «I pittori della luce», da lui curata.
Per l’ex sottosegretario alla Cultura l’ipotesi di reato rimasta in piedi è quella di riciclaggio. Gli avvocati difensori, Alfonso Furgiuele e Giampaolo Cicconi, hanno precisato che due contestazioni — contraffazione di beni culturali e autoriciclaggio di beni culturali — sono state archiviate dal gip, mentre sul furto non si sarebbe proceduto per intervenuta prescrizione.
Davanti al giudice Luca Ramponi del tribunale reggiano si è inoltre discusso dell’istanza di dissequestro del dipinto presentata dalla proprietaria, Margherita Buzio, che nel 2013 aveva indicato ai carabinieri i nomi di alcuni potenziali acquirenti che avevano visitato il castello. Nella denuncia figurava anche Paolo Bocedi, storico collaboratore di Sgarbi.