×

il retroscena

Regionali 2027, fra il rilancio di Grande Sicilia e le tessere di Forza Italia: così Lombardo tiene acceso il doppio forno

Salvo Catalano

29 Ottobre 2025, 07:58

14:35

Regionali 2027, fra il rilancio di Grande Sicilia e le tessere di Forza Italia: così Lombardo tiene acceso il doppio forno

Dal forno politico di Raffaele Lombardo non si sa mai cosa può venire fuori. Quando tutti davano per morto (o quantomeno in un letargo strutturale) il progetto di Grande Sicilia, e avviata la fusione tra autonomisti e Forza Italia, ecco che il leader del Mpa rilancia. Ieri pomeriggio a Palermo il sindaco Roberto Lagalla, accompagnato dai suoi consiglieri e assessori più vicini, Gianfranco Micciché e lo stesso Lombardo si sono riuniti per progettare una nuova fase della loro creatura politica. Obiettivo: sostenere la ricandidatura di Lagalla alla guida del capoluogo siciliano nel 2027. Chi si aspettava la liquidazione di Grande Sicilia è rimasto spiazzato. E un certo disorientamento si respira anche in casa autonomista, soprattutto tra quelli che vedono nell'affiliazione con Forza Italia la via migliore alla sopravvivenza.

Sono settimane di grandi movimenti tra i partiti siciliani. E la fusione tra autonomisti e azzurri ha risvegliato una serie di faglie in giro per l'Isola. La prima è a Enna, dove la deputata di Forza Italia Luisa Lantieri si appresta a passare con la Dc dell'amico di sempre Totò Cuffaro. Se il pressing insistente del governatore Renato Schifani degli ultimi giorni non otterrà effetto - «le sta promettendo di tutto per restare», si lascia scappare un collega di partito - Lantieri traslocherà per la sesta volta nella sua lunga carriera. Non tanto o non solo per amicizia. Ma perché è iniziata la battaglia per assicurarsi un seggio alle prossime Regionali.

Dato per certo che alle Politiche del 2027 Forza Italia e Mpa correranno con un'unica lista, lo spauracchio che aleggia dall'una e dall'altra parte è che questo scenario possa ripetersi anche alle Regionali, nel caso in cui Lombardo alla fine si renda conto di non potere raggiungere la soglia di sbarramento del 5 per cento in troppi collegi dell'isola. Si creerebbe così un sovraffollamento tra deputati uscenti e aspiranti tali sullo stesso territorio.

A Enna, ad esempio, l'assessore regionale all'Energia Francesco Colianni, autonomista, finirebbe nella lista di Forza Italia, diventando una presenza troppo ingombrante per Lantieri. Che l'ipotesi non sia campata in aria lo dimostra il grande attivismo di Colianni in queste settimane nel tesseramento in corso proprio di Forza Italia.

L'altro big autonomista che si sta impegnando a trovare iscritti per il partito di Schifani è Luigi Genovese a Messina. Da poco nominato presidente dell'Ast, il figlio del ras della formazione Francantonio è uno dei più entusiasti delle nozze tra i due partiti. Ma nella lista di Forza Italia del collegio di Messina finirebbero per essere in troppi: l'uscente Bernardette Grasso, il transfugo Alessandro De Leo (vicino al parlamentare nazionale Tommaso Calderone) e lo stesso Genovese. Nella roccaforte di Cateno De Luca uno o due sarebbero di troppo.

Ad Agrigento Roberto Di Mauro, alle prese con i guai giudiziari per l'indagine della locale Procura sulla rete idrica, è pronto a lanciare il figlio Biagio. Ma vorrebbe un posto blindato. E il dilemma è sempre lo stesso: meglio una lista al cento per cento autonomista col rischio di non superare la soglia di sbarramento o è preferibile sgomitare in un'unica e fortissima lista con Forza Italia, dove però dovrebbe fare i conti con i deputati regionali uscenti Riccardo Gallo (che in realtà preferirebbe tornare a Roma) e Margherita La Rocca Ruvolo?

In fin dei conti è lo stesso quesito che si porterà dietro fino all'ultimo Lombardo. Anche perché l'overbooking più clamoroso, in caso di lista unica, sarebbe proprio su Catania, dove si concentrano l'area dell'europarlamentare Marco Falcone, quella dell’ex sottosegretario Giuseppe Castiglione e del deputato Salvo Tomarchio, e l’altro eletto all’Ars Nicola D'Agostino. A cui si aggiungerebbe Giuseppe Lombardo, nipote di Raffaele.

Un risiko che potrebbe essere spazzato via dal fattore X: una nuova legge regionale. Negli ultimi giorni nei corridoi di Palazzo dei Normanni se ne parla tra maggioranza e opposizione. Con alcune carte già sul tavolo: ridurre i collegi a due, uno per la Sicilia orientale e uno per quella occidentale, sul modello delle elezioni per il Senato, in modo da evitare ai “piccoli” il quorum del 5% in tutti i territori. Eliminare il listino bloccato e ridistribuire i sette seggi tra i vari collegi. O più prosaicamente abbassare la soglia di sbarramento. Discorsi embrionali, di difficile realizzazione in un'assemblea regionale che non riesce neanche ad approvare serenamente una finanziaria, ma con cui tutti i partiti dovranno fare i conti.