nel bilancio 2028/34
Fondi Ue, alla Sicilia due miliardi in meno
Gestione allo Stato, voci vincolate e solo il 15% di cofinanziamento, il resto a prestito
Dal punto di vista della Commissione europea, un Bilancio 2028-2034 basato su un unico piano nazionale di fondi europei al posto di 540 piani di spesa separati fra ministeri e Regioni dovrebbe garantire maggiori flessibilità e adattamento alle contingenze, potendo più facilmente spostare risorse da un intervento all’altro. Ma dal punto di vista delle Regioni, soprattutto del Sud, ciò si rivelerà un boomerang perché, su 2mila miliardi totali, i nuovi criteri di ripartizione penalizzano l’Italia in generale e tutto il Sud in particolare, e ciò che resterà fuori a causa della riduzione di budget potrà essere finanziato solo convincendo lo Stato a chiedere all’Ue prestiti a tasso agevolato. E in un quadro finanziario nazionale che privilegia la riduzione del debito pubblico appare assai improbabile che Roma accenda nuovi prestiti a favore delle regioni meridionali.
Il quadro illustrato dalla proposta presentata dalla presidente Ursula von der Leyen è chiaro. Su 865 milioni destinati ai Piani nazionali e regionali di partenariato, che sostituiranno Fesr, Fse+ e Fsc, l’Italia avrà solo 86,6 miliardi, inclusi 5,4 miliardi del Fondo per il clima. D’intesa con le Regioni e gli enti locali, questo Piano dovrà contenere capitoli nazionali e settoriali, regionali e territoriali, ma organizzati secondo la ripartizione per missioni e riforme già sperimentata con il “Pnrr” e solo con misure attivabili da gennaio 2028 (quindi niente più “progetti sponda”). I pagamenti avverranno, come per il “Pnrr”, solo al raggiungimento degli obiettivi.
Le note dolenti: per la Coesione alle Regioni europee meno sviluppate andranno in tutto 217 miliardi, a quelle italiane appena 27 miliardi, integrati da progetti transfrontalieri, investimenti nelle reti di trasporto Ten-T e nei progetti Ipcei tipo Stm di Catania. La Sicilia, che nell’ultima programmazione è stata beneficiata da circa 7 miliardi, sarà un miracolo se ne otterrà cinque.
In più, ci sono vincoli: questi soldi vanno per il 14% al sociale, per il 35% ad ambiente e clima, il resto a casa, energia, innovazione, digitale e mobilità sostenibile. Inoltre, le Regioni del Sud potranno realizzare i progetti contando solo sul 15% di cofinanziamento nazionale, perché a sostegno delle Regioni del Nord lo Stato dovrà garantire il 60% dell’importo.
La Sicilia, in maniera trasversale, potrà sperare di ottenere altre risorse attraverso gli 81,4 miliardi che l’Ue destinerà al completamento delle reti transeuropee che, a parte il Ponte, comprendono nel nuovo regolamento la chiusura dell’anello meridionale dell’Isola e alcuni porti. E ancora, i 450 miliardi per la competitività, ma qui bisognerà cooperare con altri Stati e Regioni dentro Horizon (175 miliardi) per decarbonizzazione, agricoltura, sanità, bioeconomia, difesa e spazio.