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lo scontro

App della giustizia sotto accusa: toghe sospendono i depositi telematici

A lanciare l'allarme, dopo i problemi riscontrati nel gennaio del 2024, è anche il Procuratore di Milano, Marcello Viola

Redazione La Sicilia

07 Novembre 2025, 19:30

19:31

Giustizia, generico

Giustizia, generico

Un’app capace di «paralizzare la giustizia». Le toghe tornano a puntare il dito contro la piattaforma informatica concepita dal Ministero per velocizzare e rendere più efficiente il lavoro di tribunali e procure, denunciandone «disservizi e malfunzionamenti».

Dopo i problemi riscontrati a gennaio 2024, anche il procuratore di Milano, Marcello Viola, secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, ha disposto la sospensione “della redazione e deposito per via telematica di tutti gli atti definitori dei procedimenti pendenti in fase di indagini preliminari fino alla accertata risoluzione della problematica”.

Con una direttiva indirizzata a tutti i sostituti, il capo della Procura meneghina ha autorizzato il “deposito analogico” degli atti, richiamandosi alle segnalazioni sul malfunzionamento dell’app che “incide in modo radicale sul regolare funzionamento dell’Ufficio”.

La decisione ha indotto il Ministero della Giustizia a intervenire con un aggiornamento del software. “Il sistema funziona regolarmente – fanno sapere da via Arenula – tutti gli atti risultano visibili e vistati”, precisando che “prosegue il monitoraggio tecnico per garantirne la stabilità”.

Rassicurazioni che, tuttavia, “non tranquillizzano” l’Associazione nazionale magistrati. “Il ministero deve garantire la piena funzionalità del sistema – afferma la Giunta del sindacato delle toghe – prevedendo un piano strutturale di manutenzione e controllo preventivo degli aggiornamenti informatici”.

I magistrati esprimono “profonda preoccupazione” per “il perdurante malfunzionamento del sistema che da settimane blocca la possibilità per magistrati e segreterie di completare e depositare atti fondamentali per l’attività giudiziaria. Un problema che incide direttamente sui cittadini”.

Parole che richiamano la lettera inviata il 26 gennaio dello scorso anno al ministro Carlo Nordio da sei procuratori – di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Perugia. Secondo i capi degli uffici giudiziari, lo strumento informatico “ha rivelato criticità strutturali che incidono sul buon andamento dell’azione giudiziaria, non consentono di garantire – è detto nella lettera – compiutamente la segretezza interna delle notizie e che lo rendono inidoneo a gestire la complessità dei progetti organizzativi e dell’operatività degli uffici di Procura”.

A quasi 12 mesi di distanza, ciò che avrebbe dovuto abolire la carta e allineare il settore giustizia agli standard previsti dal Pnrr continua a creare ostacoli.

“Trattandosi di un sistema che gira molto lentamente e che a volte ha interruzioni non comunicate e preannunciate – spiega il gip di Roma Emanuela Attura, membro della Giunta esecutiva dell’Anm del Lazio – i tempi, rispetto al cartaceo, sono sicuramente più lunghi per la lavorazione delle richieste”.

In concreto, aggiunge il giudice capitolino, “bisogna aprire il file documenti e leggere il contenuto del fascicolo per poi decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione. A spanne posso dire che oggi archivio un fascicolo digitale nello stesso tempo in cui prima ne archiviavo almeno cinque in formato cartaceo”.