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Calenda lancia petizione per commissariare la Regione Sicilia. «La Costituzione dà allo Stato il potere di intervenire»

Il leader di Azione torna su un tema che negli ultimi mesi ha più volte toccato. Stavolta, alla luce dell'inchiesta su Cuffaro, lancia una raccolta firme online

Salvo Catalano

12 Novembre 2025, 16:25

da sinistra Calenda, Cuffaro
Carlo Calenda e il suo partito Azione lanciano una petizione per commissariare la Sicilia. «Non si è mai visto in nessun Paese al mondo che una persona come Cuffaro, condannato in via definitiva per favoreggiamento aggravato alla mafia, dopo aver scontato la pena torni a occuparsi della cosa pubblica con gli stessi incarichi di prima», ha affermato il leader politico stamattina a Roma, alla fine dell'audizione della commissione nazionale Antimafia che ha ascoltato il deputato regionale di Controcorrente Ismaele La Vardera sulla vicenda della spiaggia di Mondello e della società Italo Belga.
«Schifani - ha aggiunto - non può chiamarsi fuori da quanto accaduto perché è artefice di un sistema malato, il cui unico risultato è che i cittadini siciliani non si vedono garantiti i servizi essenziali. Per questo, abbiamo lanciato una petizione per commissariare la Regione Sicilia». Tra i promotori della petizione (che si firma sul sito di Azione) ci sono anche Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Sonia Alfano, responsabile Legalità di Azione, e Antonello Calia, Segretario regionale di Azione Sicilia.

Nella petizione si ricorda il caso della professoressa Maria Cristina Gallomorta dopo aver ricevuto con otto mesi di ritardo l’esito di un esame istologico. «Non è una tragica eccezione - si legge -  In Sicilia, troppo spesso, si muore perché le cose non funzionano. E questo non può più essere accettato. Da anni l’isola vive un declino che tocca ogni aspetto della vita quotidiana: tra ospedali fatiscenti, trasporti inesistenti, continue crisi idriche dovute ad un sistema obsoleto e mal gestito, ciclo dei rifiuti incompiuto per carenza di impianti adeguati e infrastrutture completamente abbandonate. Intanto, la politica locale continua a spartire incarichi e ad elargire sussidi invece di risolvere problemi. I cittadini sono stati lasciati soli».

Quindi il richiamo normativo. «La Costituzione è chiarissima: quando una Regione non assicura più i diritti fondamentali – a partire dalla salute – lo Stato ha il dovere di intervenire. Non farlo significa abbandonare i siciliani al loro destino, trattandoli come cittadini di serie B. Dobbiamo rifiutare questa ingiustizia».