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REGIONALI

Il Sud premia il campo largo, in Veneto l'effetto Zaia fa vincere alla Lega il derby con Fdi: tutti i numeri dei partiti

Alla luce dei risultati, diversi analisti intravedono ricadute sui collegi delle prossime elezioni politiche

Alfredo Zermo

24 Novembre 2025, 21:45

Il Sud premia il campo largo, in Veneto l'effetto Zaia fa vincere alla Lega il derby con Fdi: tutti i numeri dei partiti

Ultimo turno delle regionali nel segno della continuità territoriale per gli schieramenti, ma non senza scosse. La più evidente arriva dal “derby” tra FdI e Lega in Veneto, vinto nettamente dal Carroccio, sospinto dal consenso attorno a Luca Zaia. Con lo scrutinio non ancora concluso, il partito di Matteo Salvini veleggia oltre il 36%, praticamente il doppio dei meloniani, fermi tra il 17% e il 18%, e con Forza Italia più staccata al 5-6%. Un esito che sconta la candidatura come capolista del governatore uscente: alle regionali 2020 la Lega si fermò al 9%, mentre alle europee di giugno ha raccolto il 13,5%, un terzo dei voti di Fratelli d’Italia, allora al 37,58%.

Al netto dei duelli interni, in Veneto il centrodestra si impone con circa 30 punti di margine sugli avversari, i quali tuttavia raddoppiano quasi i consensi rispetto a cinque anni fa. Il campo largo, di fatto, si consolida soprattutto al Sud, dove conquista Campania e Puglia, con il Partito Democratico nettamente prima forza della coalizione.

In questa prospettiva, diversi analisti intravedono ricadute sui collegi delle prossime politiche. “Con l’attuale legge elettorale, nel Meridione, potrebbero essere conquistati al 90% dal campo largo – afferma Antonio Noto, che ha curato exit poll e proiezioni del consorzio Opino Italia per la Rai –. Non a caso il centrodestra sta discutendo di una nuova legge elettorale”.

Sulla stessa linea Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend, che punta l’attenzione su una decina di collegi tra Puglia e Campania e una ventina complessiva in tutto il Sud: “Non è detto che” l’alleanza di governo “riuscirebbe a vincere” con le regole attuali. E questo “vorrebbe dire non avere più la maggioranza a Palazzo Madama”.

In Campania FdI si attesta attorno al 12-13%, tallonata da Forza Italia, in crescita verso l’ 11%, e davanti alla Lega, data intorno al 5%. Nel bilancio dei meloniani, in risalita rispetto al 6% del 2020, pesa anche la lista Cirielli (tra il 5 e il 6%), somma che li riporterebbe in linea con il 19% delle europee.

In Puglia, Fratelli d’Italia oscilla tra il 16 e il 17% (oltre il 12,6% delle scorse regionali, sotto il 27% delle europee); Forza Italia, questa volta più distante, è comunque davanti alla Lega (circa 8% a 7%). Il Pd svetta in Puglia al 26,6%, seguito dalla lista “Decaro presidente”, che superando il 12% rafforza l’autonomia del neo-governatore. Terza forza del centrosinistra è il M5S, tra l’8 e il 9%, poco sotto il 2020 – quando correva con una propria candidata – e al di sotto del 14,1% ottenuto alle europee. Avs, trascinata dall’effetto Nichi Vendola, lotta per l’ingresso in Consiglio regionale, obiettivo sfumato nella scorsa legislatura.

Anche in Campania i dem risultano primi, con circa il 18%, davanti al M5S che, pur esprimendo il presidente, non supera il 10% (la lista Fico è data oltre il 5%). I contiani migliorano rispetto al 2020, ma perdono terreno rispetto alle europee, dove si erano affermati con il 20,77%. Buon risultato per la civica di Vincenzo De Luca, “A testa alta”, stimata all’8%: l’ex governatore manterrà un suo peso in aula.

Il dato peggiore per i pentastellati arriva dal Veneto, sotto il 3%, quasi due punti in meno di Avs. Sul responso delle urne grava l’astensionismo, con cui i nuovi presidenti dovranno misurarsi: nessuna delle tre regioni al voto ha sfiorato il 50% dei partecipanti e tutte hanno registrato un calo tra gli 11 e i 16 punti. Secondo gli analisti è evaporato il voto d’opinione, mentre quello strutturato, sostenuto dalle preferenze, ha fatto la differenza.

Alberto Stefani in Veneto e Roberto Fico in Campania vincono con margini più ampi rispetto a Luca Zaia e Vincenzo De Luca nel 2020, mentre Antonio Decaro supera nettamente Michele Emiliano.