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All’Ars

De Luca dà ancora i numeri (a Schifani) e nel centrodestra i conti non tornano

Rimpasto, un assessore ogni 4 deputati: ne avanza uno... A gennaio via al governo di liberazione e intergruppo

Accursio Sabella

17 Dicembre 2025, 14:52

De Luca dà ancora i numeri (a Schifani) e nel centrodestra i conti non tornano

Quarantaquattro deputati, in fila per quattro, col resto di uno. Ed è proprio nel resto, che si cela il mistero di Cateno. Che ha scudisciato il governo di Renato Schifani, la sua maggioranza, singoli assessori, provvedimenti e scelte. E poi ha lanciato l'invito matematico: «L'attuale maggioranza – ha detto - è composta da 44 deputati e la giunta da 12 assessori. Il criterio è elementare: un assessorato ogni quattro deputati. In questo modo ogni forza politica viene responsabilizzata e, soprattutto, tutti i capi tribù che hanno alimentato queste faide vengono accontentati, togliendo loro ogni alibi e riportando la discussione sul terreno delle responsabilità».

Ma il risultato della divisione porta a undici. E così, ecco la legittima suggestione di un invito in filigrana a tenere caldo un assessorato per Sud chiama Nord. Invito che sarebbe apparso coerente e persino logico qualche mese fa, quando Cateno De Luca, in un affollatissimo evento al San Paolo Palace di Palermo spiegava ai suoi supporter, la svolta: lui, fuori dalla politica attiva, pronto a dedicarsi esclusivamente al nuovo Centro studi e «a fare un po' di tirocinio da uno come Schifani che è una risorsa per la politica». Un governatore paragonato persino a San Francesco. Era lo scorso febbraio. E il tirocinio non deve essere andato benissimo, se ieri De Luca è tornato a sfoderare la sua ironia nei confronti dello stesso presidente, in passato definito «un ologramma», e adesso diventato un «Re Sole che rischia di trasformarsi in un Re Solo».

Intanto, nasce “Ti amo Sicilia”, la nuova creatura deluchiana che farà il suo esordio ufficiale con una convention in programma il 18 gennaio a Caltagirone. Un appuntamento durante il quale verranno presentati due pilastri dell’iniziativa: la composizione del cosiddetto "Governo di Liberazione" e la nascita di un nuovo intergruppo parlamentare all’Ars. Una mossa che ha già incuriosito qualcuno: la Dc, alla quale Cateno ha strizzato l'occhio affermando che i due assessori democristiani non meritavano la cacciata dalla giunta, è pronta a fare squadra col sindaco di Taormina, seppur nella struttura “light” di un intergruppo, a patto che si appoggi «il governo Schifani in questa parte finale di mandato».

E così, in qualche modo i democristiani svelano che nelle intenzioni di De Luca non c'è, al momento, il salto della barricata verso quel campo largo che sembra sempre più incompatibile dal punto di vista politico e umano, nonostante il voto per la mozione di sfiducia al presidente della Regione. Nei confronti del quale, Cateno polemizza a distanza, anche se gli obiettivi veri sembrano alcuni assessori. A cominciare da quello all'Economia, Alessandro Dagnino, «un assessore al bilancio che dà l’ok in commissione Bilancio a una legge di stabilità da oltre 130 articoli e poi assiste alla sua falcidia... dovrebbe porsi una domanda semplice: qual è il suo ruolo?». Inserendosi in pieno in un filone, in realtà, piuttosto battuto da altri esponenti della maggioranza che, in vista del rimpasto, stanno apertamente puntando alle poltrone degli assessori tecnici all'Economia e alla Sanità.

Ma le sintonie con i partiti alleati, al momento, finiscono qui. De Luca infatti polemizza anche con Alessandro Aricò sul tema del Ponte, dopo avere chiesto a Schifani di sbloccare la quota regionale di finanziamento: «In questa situazione rimane inspiegabilmente bloccato 1,3 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione della Sicilia... È una follia continuare a tenere ferme queste risorse». Ne seguirà un botta e risposta assai polemico con l’assessore alle infrastrutture di Fratelli d’Italia. E già pochi giorni fa, nel corso di un vertice di maggioranza, era emersa l'irritazione di FdI, oltre che della Lega, sulla volontà del governo di garantire a De Luca lo spazio per i suoi emendamenti.

Molti dei quali finiranno nella tagliola degli ordinamentali. In un'Aula dove la manovra ha iniziato il suo cammino con l’approvazione di una norma considerata centrale dal governo, cioè il primo articolo da 150 milioni di euro destinati alla decontribuzione delle nuove assunzioni. E dire che il pomeriggio era iniziato subito in salita: primo voto segreto, primo scivolone del governo, su un emendamento al bilancio per destinare circa un milione a scuole dell'infanzia private. «Schifani non ha più una maggioranza», aveva tuonato poco prima Cateno. E i numeri gli hanno dato ragione al primo passaggio.

Restano quegli altri, a non tornare: quarantaquattro deputati in fila per quattro, col resto di uno. A chi va, l'assessorato in più?