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Mondiali 2026, quanto incassa chi vince la Coppa? La cifra è folle

Dalla decisione di Doha a un effetto domino su federazioni, club e tifosi: come verranno distribuiti i premi da record e cosa significa davvero per il calcio globale

Redazione La Sicilia

17 Dicembre 2025, 16:52

Mondiali 2026, soldi veri: perché il nuovo montepremi cambia il gioco

Un “tesoretto” da 727 milioni di dollari – circa 618 milioni di euro al cambio indicativo – destinato alle 48 nazionali dei Mondiali 2026. Un aumento del 50% rispetto al Qatar 2022. Una cifra che, da sola, racconta come il torneo nordamericano – tra Stati Uniti, Canada e Messico – non sarà soltanto il più grande di sempre, ma anche il più ricco. A cominciare dai 50 milioni di dollari (circa 42,5 milioni di euro) per chi alzerà la Coppa. Parole di Gianni Infantino, ma soprattutto numeri che parlano da soli.

Cosa c’è nel pacchetto approvato

La delibera del Consiglio FIFA fissa tre paletti semplici da ricordare e decisivi per capirne la portata:

  1. montepremi complessivo: 727 milioni di dollari;
  2. quota “performance” da ripartire in base ai risultati: 655 milioni di dollari;
  3. sostegno alle spese di avvicinamento: 1,5 milioni di dollari per ogni nazionale (circa 1,27 milioni di euro).

Tradotto: anche chi si ferma ai gironi incasserà almeno 9 milioni di dollari (circa 9 milioni di euro, come esplicitato nelle comunicazioni in valuta europea), oltre al contributo preparazione. Di fatto, ogni Federazione qualificata potrà contare su un “minimo garantito” di circa 10,5 milioni di dollari. Un paracadute che non esisteva con questa ampiezza nelle edizioni precedenti.

La nuova geografia del premio: chi prende cosa

La scala dei premi, dal titolo alla fase a gironi

La ripartizione “a scalare” premia chi va avanti, ma alza sensibilmente anche la base per chi si ferma subito. La griglia deliberata prevede:

  1. campioni del mondo: 50 milioni di dollari;
  2. finalisti sconfitti: 33 milioni;
  3. terzo posto: 29 milioni;
  4. quarto posto: 27 milioni;
  5. quinti-ottavi (uscita ai quarti): 19 milioni;
  6. noni-sedicesimi (uscita agli ottavi): 15 milioni;
  7. diciassettesimi-trentaduesimi: 11 milioni;
  8. trentatré-quarantotto (eliminati ai gironi): 9 milioni.

A tutto questo si aggiunge il famoso contributo preparazione da 1,5 milioni di dollari a testa. È la conferma che l’allargamento del torneo a 48 squadre non è soltanto una questione di posti in più, ma di valore economico redistribuito su una platea più ampia.

Nota sulle valute: la FIFA comunica in dollari; parte della stampa europea – tra cui RaiNews – ha già tradotto in euro i principali importi: circa 42,5 milioni al vincitore, 7,6 milioni per le eliminate ai gironi, 1,27 milioni per la preparazione. Le due letture coincidono, a seconda del tasso di cambio applicato al momento della conversione. La sostanza non cambia: l’incremento è netto e strutturale.

Perché è un cambio di passo

Il confronto con Qatar 2022

Il dato-chiave è l’aumento del 50%. A Qatar 2022 il pacchetto economico complessivo legato alle nazionali era inferiore di metà. Oggi la torta si allarga, spinta da un torneo più lungo (104 partite invece di 64), più capillare e allineato a un ciclo commerciale che la stessa FIFA prevede record tra 2022 e 2026. Basti un riferimento: l’Argentina campione a Doha incassò circa 42 milioni di dollari; la prossima regina del mondo porterà a casa 50 milioni. Non solo simbolico.

Effetto 48 squadre: più partite, più ricavi, più redistribuzione

Il formato 2026 confermato dal Consiglio FIFA prevede 12 gironi da 4, con passaggio del turno per le prime due e le migliori otto terze, poi tabellone a 32 fino alla finale. Conseguenza: una partita in più per chi arriverà fino in fondo (da 7 a 8 gare), e soprattutto una griglia di diritti, biglietteria e sponsorizzazioni capace di sostenere il salto di scala nei premi.

Impatto sui conti delle Federazioni

Il “minimo garantito” che fa la differenza

Per molte Federazioni medio-piccole, il pacchetto “base” – 9 milioni di dollari + 1,5 milioni di preparazione – può pesare quanto un intero esercizio di bilancio. Tradotto in progettualità: più risorse per settori giovanili, infrastrutture, formazione tecnica e programmi femminili. È il motivo per cui la stessa FIFA ha legato l’annuncio del montepremi all’avvio dei nuovi festival U-15 – maschili nel 2026, femminili nel 2027 – con format “leggeri” pensati per coinvolgere tutte le 211 associazioni. Un segnale politico oltre che sportivo.

Un segnale anche per i Paesi ospitanti

Gli Stati Uniti, insieme a Canada e Messico, gestiranno un torneo più lungo e complesso, con sedici città coinvolte e stadi “extra-large” capaci di massimizzare il botteghino. È l’architrave che consente di sostenere crescita dei premi e nuove iniziative come il Mondiale per club femminile fissato dal 5 al 30 gennaio 2028. Una timeline che indica la volontà di presidiare il calendario globale con eventi a forte trazione commerciale.

Club, non solo nazionali: come cambiano i rimborsi

Il nuovo “Club Benefits Programme”

Accanto al montepremi per le nazionali, la FIFA ha ritoccato al rialzo il capitolo riservato ai club che cedono i giocatori alle selezioni. Il Club Benefits Programme per il ciclo 2026 vale 355 milioni di dollari, quasi il 70% in più rispetto ai 209 milioni distribuiti dopo Russia 2018 e Qatar 2022. Novità cruciale: per la prima volta vengono ricompensati anche i club che rilasciano calciatori per le qualificazioni ai Mondiali, non solo per la fase finale. Significa più platea di beneficiari e una redistribuzione più capillare lungo la filiera del talento.

Questo punto è particolarmente sensibile per le società medio-piccole, spesso penalizzate dal calendario FIFA ma decisive nella formazione dei nazionali: l’allargamento riconosce il loro ruolo e attenua la frizione storica tra esigenze di club e nazionali.

Biglietti e tifosi: il nodo prezzi e la risposta della FIFA

L’aumento del montepremi arriva in un contesto acceso sul fronte biglietteria: nelle ultime settimane la politica di prezzi dinamici ha acceso proteste in diversi Paesi, con toni duri da parte di associazioni di tifosi. La reazione della FIFA è stata l’introduzione di un nuovo livello di accesso, il “Supporter Entry Tier” a 60 dollari a tagliando – finale compresa – riservato ai sostenitori delle nazionali in gioco e pari al 10% del contingente federale (una piccola frazione del totale dei posti disponibili partita per partita). Un correttivo pensato per migliorare l’accessibilità senza stravolgere il modello di ricavi. Resta un tema: la reale disponibilità di questi tagliandi “popolari” sarà ridotta e dipenderà dalla gestione delle federazioni nazionali.

Formato, calendario, logistica: che Mondiale sarà

La struttura del torneo

  1. 48 squadre, 12 gironi da 4: avanzano le prime due e le migliori 8 terze.
  2. Totale partite: 104 (record assoluto).
  3. Percorso fino al titolo: 8 gare per le finaliste (una in più rispetto al passato).
  4. Rilascio giocatori: finestra di convocazione indicata a partire da 25 maggio 2026 (con flessibilità fino al 30 maggio per chi gioca finali di club).

Le città e l’impatto sugli stadi

Il torneo sfrutterà infrastrutture “NFL-ready”, con numeri da grande evento americano. L’ampliamento del calendario e dei ricavi attesi ha una ricaduta diretta sui premi. È il patto implicito tra organizzazione e partecipanti: più grandezza, più ricchezza, più redistribuzione.

Oltre il 2026: tasselli già sul tavolo

  1. Festival U-15: nel 2026 l’edizione maschile, nel 2027 quella femminile, con format agili (campi ridotti, squadre da 7-9 giocatori) e apertura a tutte le 211 federazioni. È un investimento politico e tecnico sulla base della piramide.
  2. Mondiale per club femminile: prima edizione tra 5 e 30 gennaio 2028. Il messaggio è chiaro: l’asse di crescita toccherà anche il calcio femminile, non solo quello maschile.
  3. Club World Cup 2025: a livello maschile, il progetto da 1 miliardo di dollari di premi complessivi per 32 club fissa un benchmark su cui si rifletterà anche a livello di nazionali. Ecosistema integrato, con risorse in entrata e uscita.

Uno sguardo italiano: perché interessa da vicino

Per il sistema-Italia, il “minimo garantito” da 9 milioni più 1,5 milioni di preparazione è un fattore importante a prescindere dal cammino. Se poi si entra nella parte calda del tabellone, la curva dei premi cresce in modo significativo (15 milioni agli ottavi, 19 ai quarti e così via), con impatti immediati su budget federali, investimenti nei vivai e sostegno al movimento femminile. Anche i club italiani, grazie alla nuova architettura del Club Benefits Programme, vedranno riconosciuto il contributo dei propri calciatori già dalle qualificazioni. È una leva in più in un contesto di risorse spesso compresse.