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MILANO

Il pentito catanese “Scarface” fa il nome di Fabrizio Corona: «Era in rapporti con il clan»

William Cerbo sta raccontando ai pm milanesi il suo ruolo di «collettore economico in Lombardia della famiglia mafiosa etne dei Mazzei»

Alfredo Zermo

24 Ottobre 2025, 15:31

19:31

Il pentito catanese “Scarface” fa il nome di Fabrizio Corona: «Era in rapporti con la mafia»

Gaetano Cantarella, detto Tano 'u curtu, descritto negli atti come “storico affiliato al clan catanese dei Mazzei incaricato di gestire gli affari a Milano”, risulterebbe avere avuto “rapporti con Fabrizio Corona, che in più occasioni si rivolgeva” a lui “quando aveva problemi su Milano o, come in un caso, in cui Fabrizio Corona - anche lui catanese, ndr - gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico” dell’ex re dei paparazzi. A metterlo a verbale è stato William Alfonso Cerbo, detto “Scarface”, nuovo collaboratore di giustizia nel maxi procedimento “Hydra” della Direzione distrettuale antimafia di Milano e dei carabinieri del Nucleo Investigativo, incentrato sulla presunta “alleanza tra mafie” in Lombardia.

Nel corso di sei interrogatori, tra settembre e ottobre, Cerbo ha ricostruito il proprio ruolo di “collettore economico a Milano del clan” di Cosa nostraMazzei di Catania”.

Il soprannome “Scarface” è legato, secondo le indagini tecniche svolte nel 2014 dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, all’abitudine di Cerbo di emulare il boss Tony Montana del film “Scarface”: arrivò persino a farsi realizzare un trono con le sue iniziali, identico a quello su cui siede nel film l’attore Al Pacino.

Per quanto riguarda invece Corona - che non risulta indagato in questa indagine - , finora il suo nome, benché comparso in decine di processi per i reati più disparati (dall'estorsione alla tentata estorsione, dalla corruzione alla bancarotta) non era mai stato associato alla mafia se si esclude l'indagine coordinata dal procuratore aggiunto della Dda milanese Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari che indagando su reati fiscali e cercando i soldi del fotografo dei vip su conti esteri parlarono di mafia e di traffico di droga. Ma si trattò di una ipotesi investigativa che non trovò conferme. Ora arrivano le parole, tutte ancora da verificare, del nuovo pentito "Scarface".

I verbali

Nel primo verbale datato 22 settembre, William Alfonso Cerbo ha confermato davanti ai pm della Dda di Milano Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane — della Procura diretta da Marcello Viola — la volontà di «intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia», già manifestata in una lettera dell’11 settembre.

Cerbo ha ammesso la propria «partecipazione al reato associativo», ovvero alla presunta alleanza tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra, dichiarandosi «affiliato e collettore economico a Milano del clan Mazzei». Ha inoltre depositato una memoria di 27 pagine in cui ricostruisce i «vari passaggi» del suo «percorso criminale», confermando anche «tutti i reati di truffa e bancarotta» che avrebbe commesso per «agevolare il clan» e per i quali è imputato davanti al gup Emanuele Mancini.

Nel documento Cerbo elenca nove punti sui quali intende collaborare. Al quarto punto, vengono descritti i suoi «rapporti» con Gaetano Cantarella, scomparso il 3 febbraio 2020 in un caso di «lupara bianca», vicenda che rientra tra quelle al centro del maxi procedimento milanese. Tali rapporti, spiega, erano «inizialmente legati al mondo delle discoteche» e si inserivano «in virtù dei legami tra Cantarella e Fabrizio Corona», il quale, secondo Cerbo, «in più occasioni si rivolgeva a Cantarella quando aveva problemi».

Anche Lele Mora

Il nuovo pentito parla anche di Lele Mora, l’ex agente dei vip, e dei suoi suoi affari del 2019 anche all’Ortomercato di Milano. «Una domenica sera andammo a cenare - scrive il collaboratore di giustizia - a casa di Lele Mora a discutere proprio sta cosa. Lui, Lele Mora voleva sapere esattamente che tipo di frutta avrei potuto fornire, le quantità e la scontistica. Mi disse Lele - si legge ancora - che era in strettissimo rapporto con il presidente della Sogemi (...) ed io gli sarei stato molto utile perché con i miei prezzi (merce truffata) loro potevano imporre una distribuzione al mercato. Io e Lele Mora ci siamo sentiti molte volte in quel periodo (...) perché mandavo a lui tutto il package della frutta in arrivo, e lui lo girava a questo suo amico presidente».

Nella memoria presentata ai pm, Cerbo ripercorrendo il 2011 dà conto dell’inizio del suo rapporto con "Tano ' u curtu". Racconta che Cantarella conosceva Fabrizio Corona «e personaggi dello spettacolo». E ancora sempre in relazione al 2011: «Ricordo che fece venire Fabrizio Corona e Cecilia Rodriguez alla mia discoteca "Bho"» di Catania. Tra l’altro, Cerbo ha messo a verbale di poter collaborare anche su «fatti connessi alla "scomparsa" di Tano Cantarella ed al movente».