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Le reazioni

Vecchio e Rovetta, la lunga battaglia dei figli: «Finalmente un primo passo verso la verità»

La svolta nelle indagini sul “cold case” del 1990 a Catania. Per la Pg l mandante del duplice delitto è Aldo Ercolano

Laura Distefano, Laura Mendola

25 Ottobre 2025, 08:52

09:07

Vecchio e Rovetta, la lunga battaglia dei figli: «Finalmente un primo passo verso la verità»

Hanno atteso a lungo. Una vita intera. Ieri mattina è arrivata una piccola luce a casa dei figli di Alessandro Rovetta e Francesco Vecchio, ammazzati dalla mafia 35 anni fa. Ieri hanno avuto un nome, dopo tante richieste di archiviazioni, su chi potrebbe aver ordinato la morte del loro papà. Il mandante secondo gli investigatori potrebbe essere Aldo Ercolano, che durante la latitanza dello zio Nitto Santapaola aveva le redini di Cosa Nostra catanese. «La Procura Generale di Catania, che ringrazio per il lavoro svolto (e che non era semplice condurre a termine dopo trentacinque anni), ha finalmente chiuso le indagini mettendo nero su bianco nomi, fatti e circostanze sull’agguato mafioso che ha avuto come vittime mio padre Francesco Vecchio ed Alessandro Rovetta. Anche se, probabilmente, non avremo mai una verità processuale questo, per quanto mi riguarda, è un enorme passo in avanti che mi fa ancora sperare e credere nella giustizia», è stato il commento di Pierpaolo Vecchio, che assieme al fratello Salvatore, ha impugnato ogni istanza di archiviazione del fascicolo. «Sono passati 35 anni, le nostre ferite sono ancora aperte. Io e mio fratello non abbiamo mai disperato che si arrivasse alla verità, ci abbiamo creduto, abbiamo lottato e ci siamo opposti alle tante richieste di archiviazione delle indagini sul duplice omicidio, sostenuti e accompagnati dall’avv. Enzo Mellia. Oggi per noi questa notizia è un raggio di luce che squarcia 35 anni di oscurità, la possibilità concreta che finalmente sia fatta giustizia», aggiunge Salvatore Vecchio.

Maria Luisa Rovetta è cresciuta senza l’affetto del papà Alessandro. E anche lei, sempre in silenzio, si è battuta per avere giustizia dallo Stato. «Ringrazio chi ha reso possibile questo passo. Un lavoro complesso, che richiedeva coraggio e tenacia. Ringrazio di cuore mio zio Federico, che non ha mai smesso di lottare al mio fianco. Le nostre telefonate infinite, i silenzi, le lacrime, le accese discussioni, la forza che ci siamo restituiti a vicenda. In questi ultimi anni ho condiviso il cammino anche con Salvatore e Pierpaolo, i figli di Francesco Vecchio. Li considero come fratelli, ci lega una memoria ferita, e insieme la volontà di trasformarla in giustizia e dignità. Infine, ringrazio la parte di me che non ha mai smesso di cercare la verità, quella che è rimasta in piedi grazie alle amicizie instancabili, a chi ha ascoltato, consolato, a chi ha creduto anche quando la speranza vacillava».